ChatGpt migliora ma spaventa perfino il suo creatore

Finora il limite del chatbot conversazionale di OpenAI, ChatGPT, era quello di poter utilizzare solo le informazioni acquisite fino a una certa data, anche recente, ma sempre anteriore al momento in cui si avviavano i dialoghi con l’utente, ma ora, sia pure solo per gli abbonati al piano Plus (20 euro al mese più IVA), la nuova versione 4 di ChatGpt consentirà di prelevare gli aggiornamenti della rete internet  aggiornati in tempo reale. Proprio come già avevano cominciato a fare i concorrenti di OpenAI, Google Bard (per ora non attivo in Europa) e Bing della Microsoft. 

In questo modo questi software potranno essere utilizzati anche per prenotare alberghi, biglietti aerei e ferroviari, taxi, e già ci sono decine di chatbot specializzati in diversi settori, dalla grafica alla messaggistica alla creazione di spot e video pubblicitari.

Di fronte a questa rapidissima evoluzione dei chatbot si sta verificando negli USA una singolare inversione dei ruoli perché se finora erano stati i politici del Congresso ad esprimere riserve e preoccupazioni verso i giganti tecnologici (basti pensare al quasi processo a Zuckerberg per il varo di Meta) ora sono gli stessi inventori dei software a prendere le distanze dai loro ultimi prodotti e a chiedere che sia il potere politico a fissare regole e standard di sicurezza per il corretto funzionamento dei nuovi modelli di Intelligenza artificiale generativa (IAG, GAI in inglese).

A farlo è stato lo stesso creatore di ChatGpt, Sam Altman, patron di OpenAI, in una audizione davanti al Senato americano di pochi giorni fa. Tra i suoi suggerimenti quello che venga creata una agenzia governativa per il rilascio delle licenze in grado anche di revocarle in caso di mancato rispetto degli standard di sicurezza, vietando per esempio il funzionamento automatico incontrollato delle IAG o l’uso di dati personali o di contenuti coperti da copyright, nonché la diffusione di fake news e altri mezzi di pressione tecnologici volti a influenzare l’esito delle elezioni, a partire da quelle presidenziali del 2024 negli USA.

Nella stessa direzione si sta muovendo il Parlamento europeo che ha approvato a larga maggioranza una relazione di base sul corretto impiego della IAG con l’obiettivo di approvare una nuova regolamentazione definitiva entro la fine della legislatura europea, prevista per la primavera del 2024.

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