
Certificazioni comprate, reazioni sdegnate dopo la denuncia (ma non è una novità)

Com’era prevedibile, l’inchiesta di Fanpage sulle certificazioni comprate per scalare le graduatorie delle supplenze sta provocando un putiferio, si spera salutare.
Gilda, un sindacato che da tempo denuncia il problema, ha commentato l’inchiesta per voce del suo coordinatore nazionale, Vito Carlo Castellana. “È spaventoso quanto emerso da questa inchiesta”, ha dichiarato. “Da anni denunciamo che la scuola e gli insegnanti sono stati trasformati in un bancomat, un grande affare per enti di formazione privi di qualsiasi qualità. A questo si aggiungono studi legali che alimentano l’idea che basti acquistare titoli o presentare un ricorso per diventare docenti”. La Gilda aveva già affrontato il tema in passato, organizzando un convegno dal titolo “La Fabbrica dei Titoli”.
La Flc Cgil ha chiesto al governo Meloni di intervenire subito, perché quanto è emerso “è solo la punta di un iceberg di un sistema purtroppo molto strutturato” che il sindacato ha segnalato più volte per situazioni analoghe a quelle mostrate nell’inchiesta, in cui le certificazioni di lingua o informatiche necessarie per guadagnare punti in graduatoria vengono erogate dietro il pagamento di migliaia di euro.
Si annunciano anche interrogazioni parlamentari sullo scandalo emerso.
“Presenteremo un’interrogazione al Ministro Valditara – ha dichiarato Elisabetta Piccolotti di Avs – ma vogliamo chiarire fin da subito che, se la risposta del Ministro dovesse essere l’annuncio di nuovi controlli, questa sarebbe del tutto insufficiente. I controlli, infatti, non bastano: servono riforme che ripristinino la centralità dell’istruzione conseguita presso università pubbliche e in presenza. Il sistema pubblico d’istruzione è, infatti, l’unico che per sua natura garantisce che il merito non sia piegato al profitto e che i vincenti non siano sempre coloro che hanno maggiori capacità economiche”.
Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, parla di “falle di un sistema non adeguatamente strutturato e controllato” e della necessità di “verificare chi offre i percorsi di formazione, le modalità con cui si realizzano e vengono verificati”.
Il comunicato dell’Andis di denuncia di mercificazione dei titoli del novembre scorso si concludeva con la proposta di una “maggiore regolamentazione e controllo sui processi di certificazione” e un “minor peso al possesso dei titoli e delle certificazioni possedute rispetto a quello delle prove previste per le procedure concorsuali di accesso a posti di docente, personale ATA, dirigenza scolastica”.
Nel frattempo, su un altro fronte, il Giudice delle Indagini Preliminari di Cassino Alessandra Casinelli ha respinto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari per i due docenti dell’università di Cassino ed il titolare della scuola privata di formazione, accusati di avere truccato i concorsi per l’ottenimento del Tfa cioè la specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità. Tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Che non dovrebbe mai far rima con istruzione.
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