Censis/1. “Tenere la barra diritta”

La metafora del 45° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese è stata individuata dalla fertile fantasia di Giuseppe De Rita nello ‘scheletro contadino’, che consente ai cittadini italiani di compiere continui adattamenti nell’economia reale, come da tradizione secolare, resistendo così meglio di altri Paesi alla crisi dell’economia finanziaria.

Un approccio ottimista o pessimista? Conservatore o progressista? Dilemmi oziosi, secondo lo storico presidente del Centro studi di piazza di Novella, perché l’attuale situazione del Paese non consente alternative: si deve tenere la “barra diritta” continuando a coltivare le nostre migliori tradizioni. De Rita indica cinque punti di riferimento: l’attenzione all’economia reale; la capacità di guardare ai tempi medio-lunghi; il carattere di vitalità che caratterizza le dialettiche intergenerazionali e la stessa contesa Nord-Sud; la dimensione relazionale che si ripropone a vari livelli, dal volontariato alle cooperative, dalle sagre allo stesso sindacalismo; la disponibilità a darsi una rappresentanza, al di là dell’attuale discredito della classe politica.

Altrimenti (ma lo stesso de Rita non sembra crederci: in questo senso è apparso più ottimista che pessimista) la società italiana potrebbe sbandare, perdere la bussola e cadere in una deriva di tipo nazionalista e populista. Per fortuna, ha notato De Rita, in Italia non c’è un Peron dietro l’angolo, ma solo “Grillo, Storace e Di Pietro, che non preoccupano”. Però, ha avvertito, “il pericolo c’è”.