Carriera docenti. Se il ministro non si affretta, perde il treno (del contratto)

Oltre alle nuove formule di reclutamento ipotizzate attraverso albi regionali o graduatorie dei residenti, formule da tradurre, comunque, in norme di legge o regolamentari, al centro del dibattito sulla scuola vi è anche la proposta di introdurre per il personale docente una carriera che privilegia il merito. Se ne parla da tempo e, come abbiamo già riferito in altri servizi, lo stesso ministro accarezza l’idea di modificare le regole per la carriera dei docenti.

Negli ambienti sindacali vi sono, in merito, posizioni contrastanti. Il sindacato Gilda è d’accordo sul progetto di carriera dei docenti, ma chiede che venga definito per via contrattuale. Il ministro però, forte anche della nuova norma introdotta dal decreto legislativo Brunetta (n. 150/2009) che prevede la possibilità di disapplicare le leggi che trattano di materie attinenti al rapporto di lavoro pubblico soltanto se la legge stessa lo consente (cioè praticamente mai), sembra intenzionata a procedere anche da sola, lasciando al sindacato lo spazio di una semplice consultazione, ma escludendo di mettere nelle loro mani questa delicata materia. Lo aveva già precisato all’inizio dell’anno nell’intervista a Tuttoscuola (“andremo avanti anche senza accordo”).

Se il ministro Gelmini vuole, dunque, realizzare la rivoluzione meritocratica che non riuscì al ministro Berlinguer, deve però sbrigarsi, perché le risorse utilizzabili sono soltanto quelle del 30% dei risparmi sui tagli che, secondo l’articolo 64 della legge 133/2008, devono essere destinate “ad incrementare le risorse contrattuali“.

Ma il rinnovo del contratto per la scuola è alle porte e urge definire la materia della carriera dei docenti prima. In caso contrario, a meno di ulteriori cambiamenti legislativi, bisognerà aspettare un altro contratto, cioè altri tre anni…