
Camusso e Fassina, no riforma e no fiducia
“Per assumere i precari, non è necessario introdurre anche la riforma della scuola come vuole fare Renzi”, ha detto il segretario Cgil Susanna Camusso, intervenendo all’inaugurazione di una nuova sede del sindacato.
“Prima di tutto – ha spiegato – si dovrebbero coprire i posti rimasti vuoti in organico. Solo in un secondo momento si dovrebbe pensare a un piano pluriennale per riformare la scuola”. Batte peraltro sullo stesso punto il segretario della Cisl Scuola Scrima: “Non è vero che senza la riforma le assunzioni non servirebbero: non si raccontino frottole, ogni anno vengono assunti, perché la scuola possa funzionare regolarmente, ben più di 100.000 insegnanti precari. Solo quest’anno, più di 130.000”.
L’esatto contrario di ciò che pensa Renzi, che nella sua newsletter ha scritto che “per far assumere va cambiato il sistema scuola”, e che ne è talmente convinto da essere disposto a chiedere il voto di fiducia al Senato sull’intero Ddl.
Di “cosiddetta ‘riforma’ della scuola” parla invece polemicamente Stefano Fassina, leader dell’ala più antirenziana del Pd, che ha addirittura subordinato la sua permanenza nel Pd a radicali modifiche “a un disegno di legge regressivo e inviso alla stragrande maggioranza della scuola”.
Le modifiche, che a suo avviso avrebbero “immediata e larga condivisione parlamentare e della scuola”, sarebbero quattro: 1) cancellare la chiamata e la revoca dei docenti da parte dei presidi; 2) introdurre un piano pluriennale, connesso ai pensionamenti, per gli insegnanti precari; 3) correggere le inique detrazioni fiscali e lo school bonus; 4) ridefinire le “pericolosissime deleghe”.
Ma Renzi, dice Fassina, ha sceIto la linea dello “schiaffo al Parlamento e alla scuola con un inaccettabile voto di fiducia”.
A questo punto, se Renzi tirerà diritto, contando anche sulla divisione sempre più evidente della sinistra interna al Pd tra un’ala dialogante e una intransigente, è assai probabile che quest’ultima segua Fassina fuori del Pd, alla ricerca di un nuovo soggetto politico capace di riportare alle urne, in caso di elezioni politiche anticipate, quei milioni di voti, tra i quali quelli di molti insegnanti, che sono mancati al Pd nelle recenti elezioni regionali e amministrative. Ma molti, nella sinistra Pd, non lo seguirebbero.
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