Calano gli alunni della primaria, aumenta il tempo pieno (e ingloba le altre classi). Ma la generalizzazione su tutto il territorio è ancora lontana

Meno 65mila alunni nelle primarie statali da settembre prossimo, oltre 1300 classi soppresse solo nell’ultimo anno scolastico. Ma il tempo pieno aumenta. Quanto siamo lontani dall’obiettivo dell’ex premier Conte e ora anche del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, di garantirlo in tutto il Paese?

 Le stime di Tuttoscuola.

 

Vi sarà una riforma per garantire il tempo pieno su tutto il territorio nazionale. Una riforma che possa dare effettiva possibilità alle famiglie – e soprattutto alle donne – di inserirsi nel mercato del lavoro”. Non è passato nemmeno un anno dallo scorso novembre 2020, quando l’ex premier Giuseppe Conte rilasciò questa dichiarazione nel corso della presentazione del Rapporto Svimez 2020 “L’economia e la società del Mezzogiorno”, illustrando i punti del Recovery plan italiano. Anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, un paio di mesi fa ha annunciato la diffusione del tempo pieno in tutte le scuole, ma secondo le stime di Tuttoscuola, il progetto, se si realizzerà, non potrà che vedere la luce gradualmente tra un anno o forse più. Anche se il tempo pieno è in aumento nonostante il calo di alunni alla scuola primaria.

Infatti, con tutta probabilità, a settembre prossimo circa 65mila banchi monoposto resteranno vuoti: mancheranno altrettanti alunni a occuparli. Un calo inaspettato? Tutt’altro. Stando ai numeri analizzati da Tuttoscuola, la diminuzione sarebbe avvenuta nel corso degli anni portando alla soppressione di numerose classi.

Il calo del numero di alunni è cominciato circa sette anni fa, quando dopo anni di incremento che avevano portato la popolazione del settore a sfiorare i 2 milioni e 600 mila unità, il numero complessivo di alunni è diminuito di circa 12mila unità, seguito nel 2017/18 da un di decremento di 33.659 alunni. Nell’anno successivo il calo è stato di 41.560, nel 2019/20 di oltre 53mila e l’anno scorso ha superato le 60mila unità, di cui quasi 10mila in Lombardia e oltre 8mila in Campania. Vista dunque la tendenza in atto, una stima di almeno 65mila alunni che non saranno in aula nella scuola primaria a settembre sembra più che fondata. 

Nello stesso periodo sono state soppresse in proporzione numerose classi: una soppressione che negli ultimi anni ha superato le mille unità annuali, toccando nel 2020/21 il record negativo di 1.379 classi soppresse.

Ma dentro questi dati si nasconde una realtà molto interessante: l’aumento del tempo pieno. Infatti la diminuzione di 1.379 classi dello scorso anno è il risultato aritmetico della chiusura di 2.170 classi a orario normale e della apertura di 791 nuove classi organizzate a tempo pieno.

Si tratta di una compensazione dal tempo normale al tempo pieno in atto da diversi anni che ha consentito, ad esempio, nel 2019/20 di istituire (o trasformare) 1.459 nuove classi a tempo pieno, mentre si chiudevano (o si trasformavano) 2.670 classi a orario normale, oppure nel 2018/19 istituire 1.140 classi a tempo pieno e chiudere 2.243 classi a tempo normale.

Dieci anni fa le classi organizzate a tempo pieno erano circa il 27%; nel 2020/21 sono aumentate di oltre dieci punti in percentuale, raggiungendo il 37,2%.

Secondo le stime di Tuttoscuola dunque, nel prossimo anno si supererà mediamente il 38% delle classi funzionanti a tempo pieno, allo stesso modo la percentuale di alunni che si avvalgono del tempo pieno (nel 2020-21 in valore assoluto 927.739, pari al 38,9%) dovrebbe raggiungere il 40%.

Eppure siamo ancora lontani dall’obiettivo dell’ex premier Conte e del ministro Bianchi di generalizzare il tempo pieno su tutto il territorio nazionale. Per realizzarlo non basta infatti il potenziamento dell’organico del personale docente (ammesso che il MEF sia d’accordo); occorrono anche strutture adeguate, spazi e servizi (la mensa, ad esempio) che i Comuni dovranno realizzare.

Una decina di anni fa poco più di un terzo (35,3%) delle scuole primarie aveva al proprio interno una o più classi organizzate a tempo pieno. Nel 2020/21 su 14.482 scuole primarie, 6.873 (46,3%) hanno avuto al loro interno una o più classi organizzate a tempo pieno.

In particolare in Basilicata le scuole che hanno avuto classi a tempo pieno sono state l’80,5%, nel Lazio il 66,1%, in Emilia R. il 58,1%, in Toscana il 56%; sono state circa il 50% in Friuli VG, Liguria, Puglia e Sardegna. La Sicilia, con il 28% (389 scuole con tempo pieno su 1.387) è ben lontana da quell’obiettivo.

Il PNRR prevede un piano di estensione del tempo pieno e mense “attraverso la costruzione o la ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa 1.000 edifici entro il 2026”.

Con mille edifici scolastici costruiti o ristrutturati, si arriverebbe ad avere entro il 2026 quasi 8mila scuole che al loro interno ospitano classi a tempo pieno.

Rispetto ai 14.482 edifici attuali, quelli complessivi con tempo pieno rappresenterebbero circa il 55%, una percentuale lontana anni luce dai proclami di generalizzazione del tempo pieno.

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