Burnout: Insegnare, professione a rischio

Gl’insegnanti rischiano più di altri lavoratori in termini di salute. Soprattutto, patologie psichiche, laringiti e neoplasie.

E’ il risultato di una ricerca condotta dalla Fondazione Iard, sugli accertamenti per inabilità al lavoro realizzati dal collegio medico della ASL di Milano, nel decennio 1992-2003, su un campione di 3447 pratiche. Lo studio mette a confronto i referti medici relativi agli insegnanti con quelli di altre categorie professionali (impiegati, operatori manuali, sanitari) rilevando l’incidenza di alcune patologie sulla professione docente. “La situazione rilevata è in decisa controtendenza rispetto ai luoghi comuni sugli insegnanti che lavorano mezza giornata e dispongono di lunghissimi periodi di vacanza” precisa il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, autore dello studio e responsabile dello sportello informatico per insegnanti in crisi (http://www.orizzontescuola.it ).

Se le patologie laringee, male di categoria, colpiscono gli insegnanti 20 volte di più degli altri lavoratori, un’analisi a sé meritano invece malattie mentali e tumori. Secondo i dati analizzati, la classe docente mostra un indice di frequenza delle patologie psichiatriche pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operai. Per i tumori, invece, lo studio evidenzia che gli insegnanti presentano il rischio di sviluppare una neoplasia, superiore di una volta e mezza-due volte rispetto ad operai ed impiegati.

Alla base della maggiore incidenza patologica sulla categoria docente, vi sarebbe il cosiddetto “burnout”, dall’inglese “bruciato”, termine esistente da venti anni ma che solo ora comincia ad entrare nel circuito semantico della società. Esso definisce una sindrome caratterizzata da spossatezza e disturbo emotivo-relazionale. Si tratta di un fenomeno di portata internazionale e che è ricorrente soprattutto nella categoria docente. I sintomi del burnout sarebbero essenzialmente quattro ma possono presentarsi anche isolatamente. Il più evidente è un particolare affaticamento psico-fisico. Segue, al secondo posto, l’apatia, cioè un rapporto distaccato ed indifferente nei confronti di studenti e colleghi. Al terzo, la diminuzione di autocontrollo. C’è infine, il sentimento di frustrazione, dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative ed alle difficoltà crescenti della funzione docente. Tra i problemi evidenziati figurano, in particolare: bassa considerazione sociale, retribuzione insoddisfacente, precariato, conflittualità tra colleghi, costante necessità di aggiornamento, classi numerose, carenza di personale, crescita del numero di studenti disabili ed extracomunitari, delega educativa da parte della famiglia, alleanza genitori-figli a detrimento dell’asse genitori-insegnanti, susseguirsi continuo di riforme, lavoro d’équipe…

Cosa fare? Vittorio Lodolo d’Oria, consulente del Ministero dell’Istruzione per la stesura del rapporto sulla salute degli insegnanti italiani sul tema “Motivare, trattenere e incentivare gli insegnanti”, sostiene l’importanza dell’informazione sul fenomeno burnout e la necessità di una diagnosi precoce. Può essere utile notare, al riguardo, che l’identikit delle persone più esposte è caratterizzato da bassa autostima, preoccupazione costante, sentimento d’incomprensione, tendenza all’isolamento, vita privata povera di stimoli, comportamenti ossessivo-compulsivi dettati da un perfezionismo esasperato, litigiosità, ambizione, incapacità di mediare, aggressività, idealismo.
D’Oria invita a discutere del problema, a far quadrato intorno agli insegnanti. “Un ulteriore ritardo avrebbe conseguenze negative in termini di salute, economia e cultura per l’intera comunità”.

 

Luciano Verdone
Docente di Filosofia – Liceo Classico “M. Delfico” – Teramo
email: verdone3@supereva.it