
Buona Scuola/2. Si riaffaccia lipotesi del decreto legge
Oltre ottanta di questi soggetti, dunque, sono stati ‘auditi’ nella scorsa settimana dalle Commissioni Cultura e Istruzione congiunte di Camera e Senato. Le audizioni sono servite? Se ne può fare un bilancio?
Difficile rispondere a questa domanda perché in molti casi sono stati rappresentati esigenze e interessi particolari, soprattutto quelli di diverse categorie di personale ‘precario’ (l’on. Milena Santerini di Per L’italia – Centro Democratico al termine delle numerose audizioni sul tema ha ricordato che “la scuola non esiste per dare lavoro a qualcuno, ma per formare e far crescere umanamente, culturalmente e professionalmente bambini e ragazzi”), o dei dirigenti scolastici, o di altri portatori di aspettative. Sarà difficile fare una sintesi, anche perché le diverse opposizioni all’attuale maggioranza potrebbero irrigidirsi su questioni specifiche e in qualche caso coalizzarsi contro il Governo.
Se passasse la proposta, sostenuta da molti dentro e fuori del Parlamento, e che fa leva sulla ristrettezza dei tempi a disposizione dell’amministrazione scolastica per la definizione delle procedure per le nuove nomine in ruolo, di scorporare le norme sulle sole assunzioni (magari maggiorate nel numero) per inserirle in un decreto legge si avrebbe il risultato un po’ paradossale di disporre dal prossimo 1° settembre di molti docenti ai quali – in mancanza delle norme sul loro impiego, contenute nel disegno di legge (albi, chiamate, modi di utilizzazione ecc.) – non si saprebbe che cosa far fare rispetto al nuovo modello di scuola che il Governo ha in mente, la cui concretizzazione richiede, peraltro, tempi distesi di analisi.
D’altronde i tempi per approvare la legge in tempo utile per la formazione degli organici e delle classi entro settembre sono molto stretti. Se non si facesse in tempo, di potrebbe riaffacciare l’idea che, magari con qualche taglio su materie particolarmente controverse (esempio: l’ampiezza e l’indeterminatezza della delega), il Governo potrebbe alla fine decidere di trasformare l’intero disegno di legge in un decreto legge sul quale porre la fiducia. La determinazione mostrata dal premier Renzi e dal ministro Giannini nel portare avanti una riforma presentata come determinante per il futuro del Paese lascia intendere che questa potrebbe essere la decisione finale.
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