Buona Scuola/2. I possibili emendamenti

Non si hanno notizie ufficiali, ma le indiscrezioni riferite dalle agenzie e da alcuni dei protagonisti delle mediazioni in corso all’interno del Pd (perché di questo essenzialmente si tratta) danno per possibili alcune modifiche su punti importanti.

La questione più discussa, quella della chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici, potrebbe slittare all’anno prossimo, ma non è chiaro se questa decisione comporterebbe anche modifiche degli ambiti (ex albi) territoriali, presso i quali gli insegnanti sarebbero incardinati, e delle procedure di mobilità.

Ai ‘poteri dei presidi’ (troppi secondo i sindacati e la minoranza Pd, troppo vincolanti secondo l’ANP) fanno riferimento anche altre modifiche di cui si parla, dalla limitazione a sei anni (tre più tre) dell’incarico di dirigere la stessa scuola all’inserimento del successo formativo degli studenti e del lavoro collegiale dei docenti tra gli indicatori in base ai quali il lavoro di ciascun dirigente sarebbe valutato. Nella formulazione del piano triennale dell’offerta formativa il dirigente sarebbe inoltre affiancato dal collegio docenti e dal consiglio d’istituto.  

Sulle assunzioni si ipotizza una quota di riserva per i precari che hanno raggiunto i 36 mesi di servizio con contratti a tempo determinato, ma resterebbe confermato anche il concorso per esami e titoli per il prossimo anno.

Per quanto riguarda la composizione del comitato di valutazione degli insegnanti è in discussione la presenza al suo interno di rappresentanti di genitori e studenti, che potrebbe condizionare la libertà di insegnamento.

Per l’assetto organizzativo delle scuole è presa in considerazione l’ipotesi di ridurre a 25 il numero massimo di alunni per classe. L’operazione avrebbe un costo valutato da alcune fonti in 456 milioni di euro. Sullo school bonus la novità sarebbe la fissazione di un limite massimo alle erogazioni liberali in favore delle scuole che darebbero diritto a sgravio fiscale: si parla di 5.000 euro annui per le persone fisiche e di 50.000 per le imprese.

Non si hanno notizie invece su un’altra questione delicata, forse addirittura la più delicata dal punto di vista politico perché legata a una disputa storica sull’interpretazione dell’art. 33 della Costituzione: quella della detraibilità di 400 euro (76 netti) dai redditi delle famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie. Un’incognita non da poco.