
Buona Scuola in arrivo/2. Al Senato la prova decisiva
La ‘sinistra masochista’, come l’ha definita Renzi (comprendendo in essa sia la sinistra interna al Pd sia quella esterna o fuoruscita al seguito di Pippo Civati), tornerà certamente alla carica al Senato, come non ha mai nascosto di essere intenzionata a fare.
Uno dei suoi esponenti più autorevoli, Stefano Fassina, ha già detto che se la legge sulla ‘Buona Scuola’ non cambierà radicalmente lui e altri passeranno dalla sinistra interna a quella esterna al Pd. Altri, soprattutto della vecchia guardia (Bersani, Bindi), ma anche i più giovani Speranza e Letta, faranno la loro battaglia dentro il Partito – la ‘Ditta’… – e anche dentro il Parlamento. Ci proveranno al Senato, dove la maggioranza disposta a votare la Buona Scuola renziana è assai meno rassicurante che alla Camera.
Dopo la sconfitta subita sul Job Act, un altro provvedimento con elevato valore simbolico, la sinistra-sinistra (essendo quella che fa capo a Renzi definibile una sinistra-centro) tenta insomma una rivincita sulla scuola. Con quante possibilità? Sulla carta non poche perché le votazioni a scrutinio segreto sugli emendamenti potrebbero riservare più di una sorpresa. Già se ne è avuto un piccolo saggio alla Camera dove non è bastata la pur amplissima maggioranza favorevole alla legge a evitare l’esclusione delle sponsorizzazioni dalle possibili forme di finanziamento delle scuole.
Tuttavia la sinistra-sinistra non potrà andare oltre qualche modesto successo di immagine su punti non essenziali della legge perché diversamente, se questa fosse stravolta da emendamenti che ne cambiano il segno, il presidente del Consiglio – questo presidente che ci ha ‘messo la faccia’ in TV – non potrebbe che porre la fiducia sul testo approvato dalla Camera.
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