Bossi, la bocciatura del figlio e i cattivi insegnanti meridionali

Che i conflitti di interessi siano parte integrante della vita politica italiana è un dato di fatto. Ne è accusato frequentemente il Presidente del Consiglio per la sua attività di imprenditore e proprietario di televisioni. Ne sono stati accusati in passato autorevoli esponenti della sinistra in occasione della scalata Unipol alla BNL. Il sospetto di un altro “conflitto di interesse” può intravedersi nel legame tra la seconda bocciatura di Renzo Bossi alla maturità scientifica, e l’attacco del padre Umberto, leader della Lega Nord, ai professori meridionali?

Questi i fatti: Renzo Bossi si presenta da privatista presso l’Istituto Bentivoglio di Tradate all’esame di maturità, portando una tesina su “La valorizzazione romantica dell’appartenenza e delle identità”, ispirata al pensiero del federalista Carlo Cattaneo. La somma delle valutazioni per le prove (tre scritti e un orale) non raggiunge il punteggio di 60, e pertanto il giovane Renzo non viene promosso.

Ieri 20 luglio papà Umberto interviene a Padova, in occasione del Congresso della Liga Veneta-Lega Nord, e ribadisce la centralità del tema della scuola per la Lega con queste parole: “Dopo il federalismo bisogna passare anche alla riforma della scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente (gli insegnanti, NdR) che non viene dal Nord. Il problema della scuola è molto sentito perché tocca tutta la famiglia. E’ la verità, un nostro ragazzo è stato bastonato agli esami perché aveva presentato una tesina sul federalista Carlo Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo e devono finire. La Padania ormai è nel cuore di tutti. Noi ai bambini insegniamo fin da quando nascono che non siamo schiavi e non lo siamo mai stati”.

Genitori che protestano per le bocciature dei figli se ne vedono tutti gli anni, ma proposte di politica scolastica che originano dalla bocciatura del proprio figlio sarebbero una novità.