Bolkestein, chi era costui?

Un nuovo fantasma si aggira per l’Europa. Il 15 ottobre l’ex commissario europeo al mercato interno, l’olandese Frederick (Frits) Bolkestein, è stato il protagonista invisibile della manifestazione che ha portato in piazza a Roma cinquantamila dimostranti (assai di meno secondo le autorità di pubblica sicurezza), fermamente intenzionati a bloccare la sua direttiva sulla liberalizzazione dei servizi all’interno dell’Europa comunitaria a 25, varata dalla Commissione presieduta da Romano Prodi. Parola d’ordine: “stop Bolkestein”.
Nel variopinto corteo di sabato scorso spiccava la presenza di molti insegnanti, raccolti sotto le bandiere della FLC CGIL e dei Cobas. Marciavano assieme ai rappresentanti di quella rete di partiti e movimenti – dai “Beati i costruttori di pace” ai vari “Social Forum”, dal PRC e PDCI alla “marcia mondiale delle donne”, da Legambiente ai comitati “fermiamo la guerra” – che nel loro insieme costituiscono l’ala radicale della sinistra: quella stessa che nel mondo della scuola anima il comitato “Fermiamo la Moratti”, al quale aderisce la FLC CGIL.
Ma che cosa avrebbero da temere gli insegnanti italiani dall’attuazione della direttiva? In pratica nulla, perché il trattato di Roma, quello di Maastricht e la stessa Costituzione europea escludono esplicitamente i sistemi scolastici nazionali, e anche quelli di formazione professionale, da ogni forma di “armonizzazione legislativa” da parte delle istituzioni comunitarie. Il settore pubblico sembra dunque al riparo dalla concorrenza, leale e anche sleale. Al massimo la liberalizzazione dei servizi potrebbe favorire lo sviluppo di scuole private (per esempio di lingue, o di informatica) gestite da soggetti imprenditoriali appartenenti agli altri 24 Paesi comunitari, che potrebbero utilizzare personale proprio e applicare le proprie norme contrattuali. Ma da ciò, anche senza essere sfrenati liberisti, sembra ragionevole ritenere che derivino più benefici che svantaggi. Deciderà il mercato. E se sarà un mercato europeo, anziché soltanto nazionale, tanto meglio.