Tuttoscuola: Non solo statale

Avvenire: ”La scuola pubblica non è solo una”

Ieri, da Radio Vaticana, l’esponente della commissione Cei per l’educazione, monsignor Michele Pennisi, di fronte alle polemiche suscitate dall’attacco alla scuola pubblica da parte del premier Silvio Berlusconi, ha spiegato che occorre “superare la contrapposizione” e parlare solo di “scuola pubblica” sapendo che “la scuola cattolica sta bene se la scuola statale sta bene”. Si tratta di un concetto che oggi il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio ribadisce dalle colonne del suo giornale: “Alla scuola serve la più strutturale delle riforme: darle finalmente tutte e due le gambe, capire e far capire che scuola statale e scuola paritaria sono ‘pubbliche entrambe, amiche e non rivali’. Insieme, siano la scuola di tutti“.

Noi, da cittadini attenti al bene comune e innamorati della fondamentale libertà educativa delle famiglie – scrive il direttore del giornale dei vescovi, rispondendo alle lettere di due insegnanti – continuiamo a porre il problema e a indicare la meta di realizzare un sistema compiuto di istruzione pubblica, capace cioè di reggersi e di procedere spedito sulle due gambe: quella della scuola statale e quella della scuola non statale paritaria“.

Lo ripetiamo anche oggi – prosegue –. Avvertendo che tutto il resto è propaganda e disinformazione, e sapendo bene che subiamo dosi d’urto di entrambe“. Secondo Tarquinio, “il danno che deriva dal non riconoscimento effettivo del ruolo pubblico (sancito formalmente dalla legge che dal 2000 attua la Costituzione, ma non assicurato da un equo sostegno economico da parte dello Stato: appena 530 milioni di euro l’anno) di una scuola paritaria gabellata per ‘privata’ è assai grave“.

Tanto quello – aggiunge – che è prodotto dalla critica indiscriminata (nonché dalla fatica organizzativa e gestionale e dalla povertà crescente pur nella formale ricchezza di risorse: oltre 57 miliardi di euro l’anno) di una scuola statale presentata come la sola davvero ‘pubblica’”.

Per Tarquinio, “se a tutto questo si aggiunge, e anche qui mi ripeto, la perdita di ruolo e di prestigio sociale della classe insegnante – una delle risorse più preziose di un Paese – ecco spiegato perché il quadro si fa nero e le preoccupazioni diventano sempre più pesanti e motivate“.

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