Aumento dei contagi. La scuola è causa o vittima?

Purtroppo il contagio da Coronavirus continua drammaticamente ad aumentare e tra le numerose questioni che animano il dibattito c’è ovviamente anche la scuola, al centro di una disputa tra chi la ritiene una delle principali condizioni favorevoli per la diffusione del contagio e chi, al contrario, la difende, con le dovute misure di sicurezza, per preservarla dai contagi esterni.

Tra i primi c’è anche uno studio dell’università di Edimburgo, pubblicato su “Lancet”, con una ricerca condotta sulle situazioni di 131 Paesi che avrebbe messo in evidenza come la chiusura delle scuole abbia ridotto il contagio del 15%, mentre la riapertura avrebbe aumentato la trasmissione del contagio del 24%.

In Europa, in proposito, non c’è una linea omogenea e sembra prevalere l’apertura delle scuole. 

In Italia, senza scomodare gli studi di quell’università scozzese, hanno ritenuto opportuno chiudere le scuole due governatori regionali, Michele Emiliano della Puglia e Vincenzo De Luca della Campania, entrambi convinti che l’impennata dei contagi nelle loro regioni è coincisa con la riapertura delle scuole.

Di tutt’altra opinione è invece la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina che – sostenuta questa volta da tutti i sindacati rappresentativi – ha confermato l’attività didattica in presenza per gli alunni delle scuole del primo ciclo e dell’infanzia.

Più che dalla statistica, la sua determinazione è motivata soprattutto dalla convinzione che la scuola in presenza sia un valore e un servizio primario da salvaguardare. Ma certamente, con buon fiuto politico, l’Azzolina sa che la sua difesa della scuola aperta trova un ampio consenso tra le famiglie e nella società.

Le proteste contro le ordinanze di Emiliano e di De Luca sembrano, per il momento, darle ragione.