Auguri, Presidente

Per chi si occupa di scuola il nome del Presidente Sergio Mattarella, che compie oggi 80 anni, rimane indissolubilmente legato alla Conferenza nazionale sull’autonomia delle scuole (gennaio 1990), l’episodio centrale di un breve periodo felice del riformismo scolastico italiano (1988-1992), nel quale maturarono progetti di grande respiro riguardanti soprattutto la scuola secondaria superiore, come i Programmi elaborati dalla commissione Brocca e il “Progetto ‘92” varato in quegli anni dalla Direzione generale dell’Istruzione professionale.  

Mattarella non ebbe la possibilità di implementare da ministro le premesse poste dalla Conferenza perché dopo pochi mesi le complicate vicende della politica nazionale lo costrinsero alle dimissioni (luglio 1990), rassegnate con non nascosto rammarico per l’interruzione dell’impresa alla quale si era accinto, quella di rivoluzionare il rapporto centro-periferia spostando verso le scuole il baricentro dell’azione educativa e riconvertendo le funzioni del centro (il Ministero) in senso programmatorio e valutativo.   

Ci è sembrato di cogliere ancora una volta l’eco di questo rammarico nelle parole da lui pronunciate in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno scolastico (14 settembre 2020) quando, esprimendo riconoscenza al personale della scuola, ha affermato che esso proprio durante i lunghi mesi del lockdown ha “interpretato al meglio il significato dell’autonomia scolastica, quella appunto che partecipa con creatività alla progettualità della scuola, muovendo dalle sue articolazioni e diversità”: una concezione dell’autonomia scolastica proattiva e bottom-up (“I nostri insegnanti sono chiamati ancora a un lavoro prezioso, che richiederà coraggio e iniziativa”), ben diversa da quella iper-regolata, e inevitabilmente top-down, inquadrata nella logica neoburocratica del decentramento amministrativo realizzato qualche anno dopo dalla riforma Bassanini. Una autonomia, per quanto riguarda la scuola, rimasta senz’anima.

Nel porgere al presidente Mattarella i nostri più fervidi e riconoscenti auguri per i suoi 80 anni non ci resta che auspicare che la scuola italiana riparta, dal settembre 2021, con lo spirito progettuale e proattivo proprio della visione dell’autonomia che aveva animato la Conferenza del 1990. La speranza non è infondata. In questi due anni di pandemia la scuola italiana, che il Presidente ha continuato a seguire da vicino con discrezione e attenzione istituzionale, ha mostrato (e Tuttoscuola ha documentato) di possedere grandi capacità di resilienza e di creatività anche nell’impiego delle nuove tecnologie didattiche, in presenza e a distanza. E lo ha fatto in piena autonomia. Quella vera.

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