Assegnati i 200 milioni per il merito dei docenti. Se non spesi vanno restituiti?

Dopo il visto della Corte dei Conti, il Miur ha dato applicazione al decreto ministeriale di riparto dei 200 milioni che la legge 107/15 destina annualmente alle istituzioni scolastiche per premiare il merito professionale dei docenti.

Le risorse finanziarie sono state assegnate per l’80% (cioè 160 milioni) in base al numero di docenti di ruolo (su posto comune, di sostegno, del potenziamento o di religione), in servizio presso ciascuna istituzione scolastica.

Il restante 20%, pari cioè a 40 milioni, viene ripartito in base a quattro indicatori dello stesso peso (cioè da 10 milioni ciascuno) che dovrebbero tener conto, secondo quanto prevede il comma 126 della legge 107, dei fattori di complessità e delle aree soggette a maggior rischio educativo:

a)     percentuale di alunni con disabilità (si presume calcolata sul totale degli alunni dell’istituzione scolastica);

b)    percentuale di alunni stranieri (anche questa calcolata allo stesso modo);

c)     numero medio di alunni per classe;

d)    percentuale di sedi scolastiche in aree totalmente montane o in piccole isole.

Abbiamo qualche dubbio sulla identificazione delle aree montane come aree soggette a maggior rischio educativo. Esistono già da tempo, invece, aree identificate a rischio di dispersione e di devianza minorile. Perché inventarne delle nuove, alternative?

Sui primi tre indicatori manca la trasparenza del criterio di assegnazione. I 10 milioni di ciascun indicatore sono stati ripartiti secondo fasce di maggior incidenza? In proporzione tra tutte le 8.500 istituzioni scolastiche? C’è uno sbarramento? Una maggior trasparenza non guasterebbe.

C’è poi un’altra domanda che richiede una risposta precisa: considerato che un certo numero di istituzioni non ha costituito il comitato di valutazione oppure non ha espresso alcuna componente elettiva, quei soldi come verranno ripartiti, visto che non sono stati definiti i criteri valutativi? Restano nelle disponibilità della istituzione oppure, considerato che hanno una destinazione ben definita, devono essere restituiti?

E l’interrogativo vale anche per quei comitati, regolarmente costituiti, che non sono stati in grado di esprimere criteri. C’è da pensare che quei soldi, se non assegnati, tornino ‘in cavalleria’.