Appello al presidente Napoletano per risolvere la crisi finanziaria delle scuole

Alla settimana di autocelebrazione di “La scuola siamo noi” che si apre con il messaggio beneaugurale del presidente della Repubblica fa da contrappunto un più crudo e drammaticamente realistico appello indirizzato proprio al presidente Napolitano per risolvere la grave crisi finanziaria delle scuole statali italiane.
L’appello, pubblicato integralmente su “La repubblica” e che nel suo genere rappresenta un evento insolito nei suoi contenuti ed eccezionale nella storia della scuola italiana, è dell’Anp che, a firma del suo presidente, Giorgio Rembado e a nome dei dirigenti e dei docenti italiani, chiede al Capo dello Stato di farsi interprete del grave disagio in cui, per gli inadeguati finanziamenti, versano le scuole e di porre in atto tutte le iniziative che la carica gli consente “per far sì che la scuola di tutti continui ad essere di formazione e strumento di sviluppo per il nostro Paese“.
Tra inadeguatezze delle risorse erogate (soprattutto per il pagamento delle supplenze) e mancata copertura dei debiti pregressi – afferma Rembado – si è determinata una “sofferenza finanziaria valutabile ad oggi in quasi un miliardo di euro: un fardello insostenibile sotto cui l’esercizio del diritto all’istruzione rischia di finire schiacciato“.
Dopo avere ricordato che già oggi le conseguenze sono pesanti e i dirigenti scolastici non procedono a nomine di supplenze interrompendo la continuità didattica, attenuando gravemente l’onere di vigilanza sugli alunni, con espedienti organizzativi di sopravvivenza che hanno l’effetto di trascurare “la missione primaria di assicurare un’istruzione di qualità“, l’Anp si chiede, visto che siamo solo a maggio “cosa accadrà alla ripresa delle lezioni, nel mese di settembre?”.
Per il protrarsi di tale situazione, sottolinea l’appello (www.anp.it), la conseguenza che nessuno vorrebbe ma che sarà inevitabile nei fatti è questa: “il diritto all’istruzione diventerà un’enunciazione teorica, sempre più svincolata dalla realtà quotidiana“. E la scuola di tutti “invece di essere un essere strumento di ristoro delle iniziali disuguaglianze e garanzia della parità dei diritti, si trasformerà in ulteriore strumento di discriminazione fra i cittadini.”