Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Alunni stranieri? Per quelli di seconda generazione va fatto un discorso a parte

L’anno scorso gli studenti stranieri di seconda generazione, nati in Italia, hanno raggiunto il 51,7% della totalità dei ragazzi con cittadinanza non italiana presenti nelle scuole italiane (statali e paritarie).

Rispetto al 2007-08 quando erano il 34,7%, sono, dunque, la loro incidenza sul totale degli alunni stranieri è aumentata del 50%.

Non si conosce ancora la loro percentuale in questo anno scolastico, ma si può stimare che sia del 54-55%, destinata a crescere ulteriormente negli anni prossimi a causa del minor apporto di minori stranieri arrivati per immigrazione (quasi sempre per effetto della ricongiunzione del nucleo familiare).

Nella scuola dell’infanzia erano il 71,2% degli alunni stranieri nel 2007-08, sono diventati l’84% nel 2013-14; a breve raggiungeranno il 90%. Nella scuola primaria sette anni fa erano il 41,1%, l’anno scorso sono diventati il 64,4%; a breve supereranno il 70%.

Nella realtà degli alunni stranieri quelli di seconda generazione rappresentano sempre più un elemento di notevole differenziazione che merita valutazioni e considerazioni diverse.

Per capire meglio questa realtà che con i suoi complessivi 800mila e più studenti rappresenta il 9% dell’intera popolazione scolastica, occorrerà sempre più seguire due percorsi differenziati per i nati in Italia e i nati all’estero, per evitare di accomunare in un unico sistema due realtà sostanzialmente diverse che hanno in comune soltanto la cittadinanza non italiana e per le quali sono necessarie misure d’intervento e valutazioni diverse.

Già nei focus dedicati dal Miur agli stranieri sono stati evidenziati alcuni elementi sul successo scolastico degli uni e degli altri. L’argomento può essere ulteriormente approfondito.

Va evidenziata la diversa scelta dei percorsi scolastici dopo la terza media e l’opzione eventuale verso la formazione professionale. La numerosità di stranieri nelle classi va considerata alla luce di queste due categorie, e anche gli anticipi, e altro.

Insomma, accomunare gli uni agli altri senza distinzione non aiuta a definire le misure di intervento per una efficace integrazione. Vale anche per l’annunciata istituzione della nuova classe di concorso di italiano L2.

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