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09 marzo 2018

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Milena Rossi Saiani martedì 13 marzo 2018

La legge sulla “Buona scuola” è stata da subito contestata dai sindacati, che per due anni sono riusciti a non farla applicare e con il nuovo contratto l’hanno “mitigata e superata”. Il tutto nonostante che la stessa legge sancisca che “Sono inefficaci le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto previsto dalla presente legge 196”. In riferimento allo storico “carosello dei trasferimenti” i docenti potranno chiedere di cambiare scuola ancora ogni anno se non l’hanno scelta volontariamente, nonostante il dettato di legge “L’incarico ha durata triennale ed e' rinnovato purché in coerenza con il piano dell'offerta formativa” (80 e 181,2) revisione dei criteri per il sostegno didattico, al fine di garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l'intero ordine o grado di istruzione”. Queste discrepanze, tra quanto previsto dalla legge e i comportamenti difformi nella scuola, non può non suscitare meraviglia e disistima tra i genitori, convinti che la scuola dovrebbe essere la prima casa della legalità. L’associazione nazionale dei dirigenti, a questo proposito, denuncia che “il contratto è stato un’occasione perduta di rinnovamento della scuola, volto solo a tutelare gli interessi corporativi di alcune sigle sindacali” Queste sigle firmatarie si giustificano, a loro volta, con la necessità di “ottenere maggior equilibrio tra contrattazione e una legge che avrebbe passato i limiti nel regolare il rapporto di lavoro degli operatori”. Motivazione questa, in parte giustificata dal fatto che ogni norma ha bisogno, nella fase applicativa, di criteri interpretativi che tengano conto di tutte le parti sociali coinvolte. Si pone, però, la domanda elementare: se I responsabili politici, garanti della legge nei riguardo di tutti i cittadini, non dovevano tener conto della necessità di equilibrare l’interesse degli operatori con il diritto dei ragazzi ad avere un servizio scolastico più funzionale e qualificato?.

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