Aggiornamento dei docenti/2: la qualità della formazione fa stipendio?

Le apprezzabili buone intenzioni dell’atto di indirizzo, impattando sugli scogli della scuola reale che risente dell’indebolimento culturale del nostro Paese, sono affievolite dal perdurare di un impianto formativo inefficace perché lasciato al buon senso di docenti e dirigenti, che pur potendosi avvalere degli esperti, ricorrono spesso all’antico metodo del navigare a vista, dimenticando il valore del rigore, della libertà delle scelte. Da questa situazione si esce soltanto se si è consapevoli che il tema delle competenze digitali è uno degli assi strategici di sviluppo del sistema scuola e quindi del Paese.  C’è necessità di entrare con convinzione in un periodo nuovo in cui definire una vera programmazione a rete (che coniuga valori ed esperienze del contesto scolastico con la possibilità di integrazione e coordinamento che possono dare le istituzioni universitarie) e quindi risorse adeguate, valorizzando al momento quelle che ci sono.

Rimangono aperte molte questioni, fra cui quelle inerenti la qualità, la validità e la validazione delle attività e degli obiettivi di formazione e di ricerca. In particolare occorre assumere decisioni sempre difficili e a volte spiacevoli sui soggetti preposti alla validazione, gli strumenti scientifici utilizzabili, gli esiti attesi, i riflessi sulla carriera e sui contratti dei docenti. La questione centrale è il riconoscimento dell’aggiornamento obbligatorio a livello di incentivi economici e di sviluppo di carriera, con il superamento dell’attuale modello di progressione economica del docente costruita sulla “sola” anzianità di servizio con un sistema di carriera correlato alla funzione docente che si svolge in classe e all’impegno di aggiornamento in servizio, di ricerca e di studio. Dalle risposte che verranno date dipenderà l’auspicato salto di qualità della formazione in servizio di docenti e dirigenti.