ADi: la terza via delle Charter Schools

Lo scorso 28 agosto 2010 si è concluso il congresso triennale dell’ADi (Associazione Docenti italiani), che ha confermato alla presidenza la sua leader storica Alessandra Cenerini.

Nel documento finale, accanto alla conferma delle tradizionali linee su cui si è mossa l’associazione fin dalla sua nascita (decentramento, autonomia delle scuola, stato giuridico con carriere differenziate, valutazione a tutti i livelli) viene avanzata una ulteriore proposta in materia di gestione e governo della scuola, che punta a spezzare “i vincoli e i fardelli burocratici dello statalismo“.

Il documento non entra nei dettagli, ma indica nelle Charter Schools americane e nelle Academies inglesi i modelli di riferimento. Si tratterebbe non di scuole paritarie, ma di “scuole pubbliche finanziate con fondi pubblici, che possono però avvalersi di nuovi partner e sperimentare forme avanzate e innovative di organizzazione degli studi, dei tempi scuola e di utilizzo del personale scolastico“.

Più che alle Charter Schools americane, che sono fortemente sostenute da privati e da vari enti non profit, che integrano il finanziamento pubblico (in genere le Charter Schools costano meno, in termini di spesa per allievo, di quelle pubbliche gestite dai Distretti), e più che alle costose Academies inglesi, la proposta sembra ispirarsi alle thatcheriane Grant maintained Schools, scuole pubbliche ad autonomia e responsabilità rafforzate, che in cambio di questa loro maggiore autonomia gestionale, organizzativa e didattica uscivano dal controllo delle Leas (Local Educational Authorities). Ma si impegnavano a raggiungere determinati obiettivi di qualità, pena la revoca dell’autonomia e del relativo budget finanziario. Un modello che, se si volessero ricercare nuove strade nell’organizzazione e gestione delle scuole, potrebbe essere oggetto di una sperimentazione anche in Italia. Se si volesse…