Abilitazione all’insegnamento: siamo davanti ad una svolta?

Sono circa un milione e mezzo i docenti di scuola secondaria privi di abilitazione iscritti nelle GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze).

Per tutti la possibilità di ottenere un posto di ruolo nella scuola o garantirsi temporaneamente una supplenza annuale passa necessariamente dal possesso della abilitazione, conseguibile eventualmente con il rilancio di nuovi PAS (Percorsi Abilitanti Speciali, sui quali è molto attivo il sen. Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega, che ha anche annunciato l’imminente attivazione di un tavolo presso il ministero dell’istruzione sul problema degli insegnanti precari di religione).

In tema di abilitazione si è svolto nella scorsa settimana un incontro tra le forze di maggioranza, presenti il ministro dell’istruzione Bianchi e la ministra dell’università Messa insieme a i capigruppo di maggioranza delle VII commissioni di Camera e Senato. L’on. Valentina Aprea (responsabile Scuola di Forza Italia) ha prospettato la necessità di prevedere corsi di laurea magistrale abilitanti per insegnare nelle scuole secondarie, anche per raggiungere l’obiettivo di avere in cattedra insegnanti giovani, abbassando l’elevata l’età anagrafica media.

La ministra Messa, sulla scia di queste considerazioni, ha accettato la sfida di percorsi abilitanti avanzando però una proposta alternativa: quella di rendere i 60 CFU (al posto degli attuali 24) abilitanti. Pertanto la soluzione che sta maturando è che tutti i corsi di laurea quinquennali (3+2) diventeranno, con l’aggiunta dei 60 crediti, abilitanti.

I 60 crediti dovrebbero integrare lezioni, laboratori e tirocinio come circolarità tra teoria, tecnica e azione pratica a partire dalla soluzione interdisciplinare dei problemi relativi all’insegnamento e all’apprendimento. E’ auspicabile inoltre che contengano crediti per le “digital skills”.

In questo modo si avvia a soluzione anche il problema delle scuole paritarie che, in base alla legge 62/2000 dovrebbero avvalersi di docenti abilitati, ma che per evidenti motivi di mancanza di abilitati si sono trovate loro malgrado a non poter adempiere.

La formazione sarà affidata esclusivamente alle università, individuando in particolare quelle adeguate a qualificare la formazione degli insegnanti, con l’obiettivo di mettere anche fine al mercato delle abilitazioni facili conseguite all’estero (Spagna e Romania in particolare), nonché a quello altrettanto lucroso di conseguimento dei 24 CFU da parte di agenzie private che operano in Italia avvalendosi (in alcuni casi in modo disinvolto) dell’autorizzazione ministeriale.

Si delinea così una filiera in cui l’università si occuperà della formazione iniziale e dell’abilitazione degli insegnanti, mentre il ministero dell’istruzione si farà carico dell’organizzazione dei concorsi e dell’anno di prova.

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