A Gaza l’istruzione è un diritto negato

“Vengo dal nord della Striscia di Gaza, nello specifico dal campo di Jabalia. Purtroppo sono sfollato nel campo di Deir al-Balah. Siamo stati sfollati il 15 ottobre 2023. Noto un’enorme differenza: una volta avevamo almeno sei corsi e tutti i giorni, ora studiamo tre giorni a settimana e solo quattro materie, nemmeno tutte quelle fondamentali. Il ricordo dei miei amici mi ha fatto piangere: alcuni li ho persi. Siamo arrivati al settimo anno, tra qualche anno saremo alle superiori, e tutte le nostre ambizioni e i nostri obiettivi sono rivolti verso la scuola Secondaria Generale (Tawjihi), così da avere una media alta. Sto per iniziare il settimo anno, quindi il sogno della Secondaria Generale si sta avvicinando. Ma purtroppo a Gaza non sono sicuro che domani sarò vivo. L’istruzione è molto importante nella mia vita, perché ho un sogno per il futuro che voglio realizzare: diventare un chirurgo. Perché mi piace molto aiutare le persone e la medicina in generale è un campo che mi piace molto e che si adatta alla mia personalità”. Questa è la testimonianza di Rama, un ragazzo di 15 anni che vive a Gaza.

Dall’inizio della guerra, a Gaza sono stati uccisi oltre 18.000 bambini. Si tratta di una media di 28 bambini al giorno: l’equivalente di un’intera classe. Ogni giorno.

Tra Gaza e la Cisgiordania, nello Stato di Palestina 3,3 milioni di persone, di cui 1,7 milioni bambini, sono in urgente bisogno di assistenza umanitaria. 1,2 milioni di bambini e donne in bisogno di supporto nutrizionale. 

L’escalation dell’offensiva militare a Gaza City sta avendo conseguenze devastanti per oltre 450.000 bambini, già traumatizzati ed esausti da quasi due anni di guerra incessante.  L’infrastruttura di protezione per i bambini è quasi crollata. La maggior parte dei bambini ha perso l’accesso a cure sanitarie, all’istruzione, all’acqua. 

“Di recente ho incontrato una bambina che frequentava il settimo anno di scuola”, ci racconta Noureldeen Salah, un responsabile UNICEF per l’istruzione a Gaza. “Dopo qualche ora in un centro di apprendimento, è corsa da sua madre dicendo: ‘Non posso smettere di imparare! Ci sono così tante cose che non so ancora’. Imparare la faceva sentire ‘come se stessi volando, e l’istruzione è la chiave per ricostruire il nostro Paese’”.

Purtroppo non tutti a Gaza riescono a “volare” come quella bambina: a luglio 2025 erano quasi 1,5 milioni i bambini che si trovavano ad affrontare difficoltà nella loro istruzione nel Paese.

Per non parlare dei danni subiti alle scuole: a giugno 2025, erano stati colpiti 588 edifici scolastici, di cui 538 nella Striscia di Gaza (95,4%) e altri 50 in Cisgiordania. A Gaza, 406 edifici erano stati colpiti direttamente.

Sempre Noureldeen ci racconta: “ho incontrato insegnanti che hanno trasformato i rifugi per sfollati in centri di apprendimento. Nonostante i materiali limitati, creano ambienti di speranza per i bambini che hanno subito un trauma significativo. Un’insegnante che aveva perso la sua casa e i suoi cari ha continuato a insegnare ogni giorno. Ha raccontato come i bambini, in lutto per la perdita dei familiari, trovassero conforto nello studio”.

Le continue restrizioni all’ingresso di materiale didattico continuano a ostacolare la risposta. Nonostante queste sfide, l’UNICEF ha lavorato con i materiali disponibili.

Con l’inizio dell’anno accademico 2025-2026, l’UNICEF ha identificato più di 40 spazi temporanei per l’apprendimento per ospitare 36.000 bambini. Gli spazi esistenti sono stati riorganizzati per sostenere altri 35.000 bambini con lezioni frontali e supporto psicosociale, 94 aule sono state ristrutturate per consentire agli studenti più grandi di continuare i programmi di studio e prepararsi agli esami. È in corso anche uno screening delle condizioni di disabilità per garantire un’istruzione inclusiva.

L’istruzione è la forza più potente che abbiamo per restituire futuro ai bambini colpiti dalle emergenze. Ogni aula riaperta, ogni spazio temporaneo protetto per l’istruzione o per giocare, ogni insegnante che non si arrende, ogni bambino che torna a imparare, rappresenta un atto di resistenza e di speranza. Garantire la scuola significa offrire protezione, dignità e possibilità di ricostruzione. Per questo l’UNICEF continuerà a lavorare ovunque, anche nei contesti più difficili, affinché nessun bambino sia privato del diritto a sognare e a costruire la propria vita attraverso l’istruzione.

*Presidente UNICEF Italia

I dati sono aggiornati al 12 settembre 2025.

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