Valentina Lodovini: ‘Sogno una scuola in cui l’educazione alla sessualità diventi disciplina curricolare’
Di Sara Morandi
Valentina Lodovini è un’attrice che si è distinta per la sua versatilità e capacità di immedesimarsi in vari ruoli. Nel film “Una
famiglia sottosopra”, diretto da Alessandro Genovesi, esplora le dinamiche familiari attraverso un espediente narrativo surreale, dove i membri della famiglia si ritrovano a vivere nei corpi degli altri. Questa pellicola, che si inserisce nel filone delle commedie sugli scambi di corpo, invita il pubblico a riflettere sull’importanza dell’empatia e della comunicazione all’interno delle relazioni interpersonali.
Valentina, interpretando il ruolo di Margherita, ha saputo cogliere e trasmettere le sfumature emotive di un personaggio complesso, mettendo in luce le difficoltà e le sorprese di vivere nei panni di un’altra persona. La sua interpretazione aggiunge profondità ad una trama che, mentre diverte, offre anche spunti di riflessione sul bisogno di ascolto e comprensione reciproca.
Oltre al suo impegno nel cinema, Valentina ha sempre avuto un sogno: una scuola ideale dove ogni studente possa apprendere non solo nozioni accademiche, ma anche sviluppare una profonda comprensione delle emozioni umane. Immagina un luogo di apprendimento in cui l’educazione sentimentale e sessuale diventi parte fondamentale del curriculum, un elemento essenziale per formare individui consapevoli e capaci di costruire relazioni sane e appaganti. Questo sogno riflette la sua visione di un’educazione che prepara davvero le persone alla complessità della vita.
Nel film “Una Famiglia Sottosopra” si esplorano il caos e la fragilità che si celano dietro l’equilibrio familiare. Come hai affrontato il ruolo di Margherita, e quali aspetti del personaggio ti hanno più colpito durante le riprese?
“In realtà ho affrontato il ruolo di Alessandro (sorride). Raccontare un uomo di 50 anni, attraverso il corpo di una donna, è stata la vera sfida per me. Ma non è stata solo una sfida fisica. Il mio personaggio cerca di scoprire i segreti della moglie e cerca di capire cosa lei prova realmente per lui… Quindi ho sempre cercato di trovare l’equilibrio tra la curiosità, la sorpresa e la paura”.
Nella pellicola, i personaggi si ritrovano a vivere nei corpi degli altri membri della famiglia. Quale pensi sia il messaggio principale che emerge da questi scambi di ruoli e come questo ha influenzato la tua interpretazione?
“Il film è un manifesto dell’empatia. Ogni personaggio sospende il giudizio sugli altri e ascolta per capire, per comprendere ciò che accade intorno a sé. Utilizzando il registro della commedia si affronta quindi un tema importante: gli spettatori sono invitati a mettersi nei panni di chi gli sta accanto. Ma c’è anche un altro livello di racconto perché l’empatia sta alla base del mio mestiere quindi raccontarla è stato quasi come mostrare agli spettatori cosa facciamo noi attori: cambiamo corpo, cambiamo personalità”.
Parlando di sogni e aspirazioni, se potessi scegliere una scuola ideale in cui Margherita, il tuo personaggio, o tu stessa avreste voluto studiare, come la immagineresti e quali materie non potrebbero mancare?
“La scuola è importante per la formazione culturale e relazionale degli individui. Lì si formano le coscienze e i caratteri. Approfitto di questa domanda per fare un discorso più generale perché la scelta della specificità di una scuola è molto soggettiva. Credo, invece, che in tutte le scuole ci debba essere una materia obbligatoria, una materia che aiuti le studentesse e gli studenti a capire le emozioni. Si parla tanto di educazione sentimentale e sessuale: spero, che diventi al più presto, una disciplina curriculare”.
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