TALIS 2024: docenti italiani più esperti e motivati, ma poco valorizzati

L’Italia è un Paese di insegnanti maturi, prevalentemente donne, motivati nel proprio lavoro ma ancora poco riconosciuti socialmente. È il profilo che emerge dal TALIS 2024, l’indagine internazionale dell’OCSE sull’insegnamento e l’apprendimento, condotta su docenti e dirigenti della scuola secondaria di primo grado e presentata lo scorso 15 ottobre.

Età elevata e carriere tardive

L’età media degli insegnanti italiani è di 48 anni, tre in più rispetto alla media OCSE (45). Quasi uno su due ha più di 50 anni, mentre solo il 3% ha meno di 30. Un corpo docente dunque esperto ma in progressivo invecchiamento, che continua a riflettere le difficoltà di accesso precoce alla professione. Il 15% degli insegnanti proviene da una “seconda carriera”, dopo almeno dieci anni in altri settori: un dato doppio rispetto alla media OCSE, segno di un percorso di ingresso nella scuola sempre più posticipato.

Forte componente femminile e spirito di adattamento

Le donne rappresentano il 77% del corpo docente italiano, una percentuale tra le più alte in Europa. Gli insegnanti italiani mostrano un’elevata capacità di adattamento alla diversità culturale degli studenti: l’84% dichiara di saper modulare la didattica in classi multiculturali (contro il 63% OCSE). In crescita anche le scuole con oltre il 10% di alunni con bisogni educativi speciali, oggi il 67% del totale.

Socio-emotività e inclusione: punti di forza

Il 90% dei docenti afferma di sostenere efficacemente lo sviluppo socio-emotivo degli studenti e il 94% si sente a proprio agio nell’affrontare questi temi in classe. “Un tratto distintivo della scuola italiana – osservano i ricercatori OCSE – è la sensibilità verso la dimensione relazionale e inclusiva dell’apprendimento”.

Digitale e intelligenza artificiale: un ritardo strutturale

Solo un quarto degli insegnanti (25%) dichiara di aver utilizzato strumenti di intelligenza artificiale nel proprio lavoro, a fronte di una media OCSE del 36%. L’uso è concentrato su attività di supporto alla preparazione delle lezioni o all’aiuto degli studenti con bisogni speciali, mentre restano marginali gli impieghi per la valutazione o il feedback.
Il 69% di chi non utilizza l’IA afferma di non possedere le competenze necessarie.

Formazione e mentoring: passi avanti ma ancora pochi tutor

Il 70% dei docenti ritiene di aver ricevuto una formazione iniziale di buona qualità, ma solo il 16% dei neoassunti ha un mentore dedicato, contro il 26% della media OCSE. Cresce però la partecipazione a programmi di aggiornamento: l’83% dichiara di averne tratto beneficio diretto per la didattica.

Autonomia alta, ma scarsa considerazione pubblica

Gli insegnanti italiani godono di ampia autonomia didattica e decisionale, e i dirigenti riferiscono un coinvolgimento diffuso del personale nella definizione di curricoli e strategie. Tuttavia, soltanto il 14% dei docenti ritiene che la professione sia apprezzata dalla società e appena il 6% sente che le proprie opinioni contano per i decisori politici — valori tra i più bassi nell’area OCSE.

Condizioni di lavoro: stabilità sì, retribuzioni no

Il 79% degli insegnanti ha un contratto a tempo indeterminato, ma solo il 23% si dice soddisfatto del proprio stipendio (contro il 39% OCSE). La soddisfazione generale per il lavoro resta però altissima: il 96% degli intervistati dichiara di essere contento della propria professione, nonostante il 56% segnali come fonte di stress l’eccessivo carico amministrativo.

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