In Finlandia la scuola è felicità e fiducia. Cosa possiamo imparare?

di Maria Giuffrè*

Un Erasmus in Finlandia non è solo un viaggio. È un cambio di sguardo.

Con un gruppo di docenti del nostro Istituto Comprensivo abbiamo vissuto una settimana intensa tra corsi di formazione, lezioni osservate e incontri con colleghi europei. Il risultato? Un bagaglio di idee fresche e pratiche che parlano di scuola, comunità e benessere.

Siamo state accolte con grande generosità alla Ressu Comprehensive School di Helsinki dove abbiamo vissuto un’esperienza di job shadowing assistendo a lezioni di matematica, inglese, educazione civica, storia ed economia domestica. Qui la quotidianità scolastica è diversa dalla nostra: gli ambienti sono curati nei dettagli, accoglienti e funzionali. La cucina didattica, completa di ogni attrezzatura, rappresenta una vera palestra di autonomia e competenze pratiche. Le lezioni sono brevi e seguite da frequenti pause in cui gli alunni sono liberi di svolgere l’attività che preferiscono. Un ritmo che rispetta i tempi di concentrazione e favorisce il benessere. Colpisce soprattutto la fiducia.

In Finlandia l’aspetto fondamentale del processo educativo è il benessere: niente ansie, niente corse. I ragazzi imparano rispettando i propri tempi. L’insegnante non è un mero trasmettitore di saperi, ma un facilitatore che guida lo sviluppo di competenze e l’intelligenza operativa degli studenti.

Inclusione ed equità non sono parole di rito ma pratiche quotidiane. Tutti hanno le stesse opportunità, in un clima sereno e collaborativo.

Uno dei luoghi simbolo che ci ha ispirate è la Biblioteca Centrale Oodi. Non una biblioteca tradizionale, ma uno spazio aperto, luminoso, vivo.  Oodi è scuola diffusa, cultura condivisa, città che educa. Al suo interno abbiamo visto studenti, famiglie con neonati, bambini, anziani, artisti. Una biblioteca che diventa laboratorio, luogo di incontro e di comunità, dove la tecnologia è al servizio delle relazioni. Un modello che invita a ripensare la scuola come spazio flessibile e inclusivo, capace di intrecciarsi con la vita della città. Dalle pratiche di mindfulness alle attività outdoor, dalle esperienze di cooperative learning alla cura del silenzio e della natura, tutto nella scuola finlandese sembra orientato a coltivare autonomia, consapevolezza e rispetto.

Molto forte anche la dimensione del gioco e del movimento. In Finlandia si impara dal contatto con la natura e si esce all’aperto anche se piove, anche se è freddo. I bambini giocano liberi, scalzi, con acqua, sabbia, fango. Non c’è ansia di controllo: gli adulti lasciano fare, fiduciosi che si impari anche (e soprattutto) così. Il messaggio è chiaro: per crescere serve tempo, libertà e responsabilità.

Un altro aspetto che ci ha colpite è la cura del silenzio. Niente rumori inutili, niente frenesia. Solo la possibilità di ascoltare sé stessi e gli altri. Piccoli gesti quotidiani educano al rispetto: rimettere a posto ciò che si è usato, lasciare qualcosa per chi verrà dopo. È un ritorno all’essenziale, alla comunità, all’empatia.

Questa esperienza ci lascia convinzioni forti e concrete: la centralità del benessere, l’importanza del gioco come dimensione educativa, il valore di ambienti pensati per stimolare creatività e collaborazione. Ma anche un’idea semplice e potente: la scuola è felice se chi la vive sta bene.

Sono spunti che parlano anche alla nostra scuola italiana. Non tutto è trasferibile, ma molto può ispirarci. Ripartiamo quindi con entusiasmo, consapevoli che l’Europa ci offre occasioni di crescita e che il confronto con altri sistemi educativi ci aiuta a rafforzare la nostra identità.

Il nostro impegno ora è trasformare questa esperienza in pratica quotidiana. Perché una scuola che educa alla responsabilità, alla serenità e alla creatività è possibile anche da noi. La Finlandia ci ha mostrato che la felicità a scuola non è un sogno. È una scelta.

*Dirigente Scolastico IC Margherita Hack – Colleferro (RM)

© RIPRODUZIONE RISERVATA