A Barbiana, insieme sui passi di Don Milani

Tra lo sciopero generale del 3 ottobre e la Giornata mondiale degli insegnanti, festeggiata il 5 ottobre, una piccola rappresentanza della comunità di Tuttoscuola si è messa in cammino sabato 4 per Barbiana, piccola località a pochi chilometri da Vicchio nel Mugello, sui passi e nei luoghi di Don Lorenzo Milani.

Perché a Barbiana? Non per commemorare le ceneri di un glorioso passato, ma per riaccendere il fuoco della passione educativa, che ha bruciato nel cuore di don Milani, che ha contagiato il nostro modo di intendere l’educazione e dare significato al fare scuola. Una scuola che forma persone, non solo studenti. Proprio nel cinquantesimo anno di Tuttoscuola abbiamo voluto organizzare una visita speciale, emozionante, per riflettere insieme sul valore dell’educazione, che cambia la vita delle persone, e riavvicinarsi al senso profondo di una professione unica (e da troppi sottovalutata).

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Ad attenderci nella piccola canonica inerpicata sull’Appennino, due ex alunni della scuola di Barbiana, Nevio Santini e Fiorella Tagliaferri, che hanno offerto testimonianze uniche e colme di gratitudine di quella straordinaria esperienza educativa e di vita che hanno vissuto.

C’erano anche alcuni studenti dell’Ipsseoa Buontalenti di Firenze (che ha curato anche il pranzo al sacco, trasportato con il pulmino donato all’istituto dalla Fondazione CR di Firenze), accompagnati dalla preside Maria Francesca Cellai e dal suo staff, i quali hanno messo in scena una rappresentazione dedicata a don Milani. Il momento più toccante della giornata è stato proprio vivere la commozione dei due ex alunni nell’ascoltare, a sessant’anni di distanza, alcuni studenti di oggi che ricordavano con ammirazione la lezione del loro parroco-maestro, dimostrando di averne compreso a fondo il messaggio.

Poi al rientro in pullman, alternandosi al microfono, lo scambio delle riflessioni e delle sensazioni dei partecipanti. Una bella giornata, carica di emozioni, per una riscoperta della bellezza e dell’importanza della passione per l’educazione.

Riportiamo le parole con le quali il Prof. Italo Fiorin ha introdotto la visita prima di iniziare la camminata verso la canonica.

“E’ sorprendente constatare che più passano gli anni e aumenta la distanza cronologica che ci separa da Barbiana, più don Lorenzo Milani ci appare attuale, il suo messaggio è per l’oggi, e ci appare veramente, come ha scritto Eraldo Affinati, l’uomo del futuro. Domani si celebra la giornata mondiale dell’insegnante. E’ una bella coincidenza chiederci, qui a Barbiana, chi è l’insegnante. Don Milani ha da dirci tanto, al riguardo.
“A quanti mi chiedono quale sia il mio metodo, dico ‘sbagliate domanda’. Non dovete chiedervi come bisogna fare, ma come bisogna essere, per fare l’insegnante. Il fare discende dall’essere. Il fare è importante. Ma la creatività del fare nasce dalla profondità dell’essere. Da dove nasce la metodologia collaborativa che caratterizza la scuola di Barbiana? Perché il giornale entra in classe, si invitano scrittori, sindacalisti, giornalisti …, a parlare con i ragazzi? Per quale ragione si appende alla parete la scritta ‘I Care’?”.

Ma come bisogna essere?

E’ questa la domanda che ci portiamo oggi qui, a Barbiana. Con questa domanda interrogo un’esperienza eccezionale, perché non sia solamente eccezionale ma possa, almeno un po’, ritrovarsi nella quotidianità dei nostri giorni.
E il primo insegnamento sta già in questo: bisogna non sbagliare domanda.
E, a proposito di domande sbagliate, mi viene in mente la poesia di J.  Korczack Quando ridiventerò bambino:

Dite: È faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi,
inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.” 

Guardare negli occhi, non guardare dall’alto. Guardare. Perché non accada quello che scrivono i ragazzi di Barbiana alla Professoressa: Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome, ne ha bocciati tanti.

Ecco una cosa importante che il Priore ci ha insegnato: a guardare, a guardare con il cuore. Quindi a prendersi cura. Non genericamente del genere umano, ma di questo ragazzo, di questa bambina, di Michele, di Fiorella, di Nevio.

Prendersi cura di ogni persona, del suo nome, del suo volto, perché, sentendosi amato, ogni ragazzo di Barbiana e del mondo, impari ad amare.

Il suo lascito è espresso in due parole: I Care.

Perché, come ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Dilexit nos: “prendere sul serio il cuore ha conseguenze sociali”.

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