
Finisce la scuola, famiglie pronte a spendere fino a 700 euro a figlio

Con la fine della scuola, parte per molte famiglie la consueta corsa alla ricerca di un centro estivo. Ma quanto costa quest’anno? A fornire un quadro aggiornato è l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori (Onf), che ha messo a confronto tariffe e servizi, rilevando differenze significative tra strutture pubbliche e private.
Privato o pubblico? Una differenza che pesa
Secondo l’indagine, la spesa media mensile per un centro estivo in struttura privata si aggira sui 704 euro a figlio, mentre scende a 396 euro se si opta per il servizio pubblico. Anche le tariffe settimanali mostrano uno scarto netto: per un tempo pieno (con pranzo incluso), si pagano in media 176 euro nel privato, contro i 99 euro del pubblico (+4% rispetto al 2023). La mezza giornata in una struttura comunale costa invece 79 euro a settimana, con un leggero aumento del +5% rispetto allo scorso anno.
Le attività fanno la differenza
A determinare i costi non è solo la gestione – pubblica o privata – ma anche la tipologia di attività proposte: i centri tematici (lingue, sport, arte, ecc.) registrano un rincaro medio del +3,4%. Nel pubblico, le attività si svolgono spesso negli edifici scolastici e sono generalmente più contenute nei costi, anche grazie alla compartecipazione degli enti locali.
Quali criteri seguire per scegliere?
Federconsumatori ha diffuso anche alcune linee guida per aiutare le famiglie nella scelta. Ecco i principali consigli:
– Verificare l’affidabilità del gestore: preferire enti accreditati, associazioni con esperienza o strutture convenzionate con Comuni e scuole;
– Controllare le qualifiche dello staff, in particolare per quanto riguarda la formazione, la sicurezza e l’esperienza con bambini e ragazzi;
– Esaminare il programma delle attività, che dovrebbe essere equilibrato tra gioco, sport, socializzazione e momenti educativi;
– Attenzione alla sicurezza: ambienti puliti, accessibili e a norma, sia all’aperto sia al chiuso;
– Valutare la trasparenza sui costi, la presenza di bonus o convenzioni, l’eventuale disponibilità di servizi inclusivi e l’attenzione a bisogni educativi speciali.
Infine, non guasta mai consultare recensioni e opinioni di altri genitori: una buona reputazione resta uno degli indicatori più affidabili di qualità.
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