
Cara professoressa, grazie a lei ho capito cosa significava essere un vero insegnante. La lettera

Cara Professoressa,
ricordo ancora con chiarezza i miei anni al liceo classico, un periodo fatto di sfide, scoperte e, soprattutto, di incontri che avrebbero segnato il mio futuro.
Tra tutti i docenti che ho avuto, lei ha lasciato un’impronta indelebile nella mia memoria, e oggi voglio scriverle per dirle quanto la sua presenza sia stata importante per me.
Lei non è stata solo un’insegnante, ma una guida, un punto di riferimento, una persona che sapeva guardare oltre i voti e le prestazioni scolastiche per vedere gli studenti per quello che erano: giovani anime in crescita, assetate di sapere ma anche di comprensione. Era un’insegnante autorevole ma mai autoritaria, ci faceva studiare tanto, ma riusciva a rendere la fatica “piacevole”, facendoci comprendere il valore dell’impegno e della conoscenza. Grazie a lei, la letteratura prendeva vita, i testi non erano solo parole stampate su un foglio, ma mondi da esplorare, pensieri da fare propri, emozioni da condividere.
Non tutti i professori però erano come lei. Ricordo il professore di greco, non per nulla soprannominato da noi studenti: “Il perfido”, invece, rigido, distante, quasi sprezzante nei confronti di noi studenti. Il suo modo di insegnare era freddo, meccanico, privo di quella passione che invece avrebbe dovuto trasmettere. Ricordo il senso di frustrazione che provavo nelle sue lezioni, il modo in cui ci faceva sentire inadeguati e incapaci. E non solo: dietro la cattedra non c’era solamente un insegnante mediocre, ma anche una persona priva di empatia, incline al favoritismo, insensibile alle difficoltà degli studenti. Fu in quel periodo che lei si schierò dalla mia parte. Vide le ingiustizie che subivo, percepì la mia frustrazione e non rimase in silenzio. Mi incoraggiò, mi sostenne, mi fece capire che il valore di un’insegnante non sta solo nella conoscenza che trasmette, ma anche nella capacità di comprendere, di accompagnare, di ispirare. Mi aiutò a credere in me stessa, a non lasciarmi abbattere dall’arroganza e dall’incompetenza.
Grazie a lei ho capito cosa significava essere un vero insegnante. E fu proprio grazie a lei che decisi di diventarlo a mia volta. Mi promisi che non sarei mai stata come quel professore di greco: non avrei mai trattato i miei studenti con sufficienza, non avrei mai permesso che si sentissero soli di fronte alle difficoltà. Ho seguito il suo esempio e ho cercato di essere un punto di riferimento, un’insegnante che non si limita a spigare, ma che accompagna, che sostiene, che crede nei suoi studenti anche quando loro stessi dubitano di sé.
Oggi, ogni volta che entro in classe, porto con me il suo insegnamento. E ogni volta che vedo negli occhi di un mio studente quello stesso sguardo di speranza che io avevo quando lei mi parlava, so di aver fatto la scelta giusta. So che, in un certo senso, lei continua a vivere attraverso di me, attraverso il modo in cui cerco di essere per i miei studenti ciò che lei è stata per me.
Con immensa gratitudine, Melina.
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