Se i compiti a casa li fa ChatGPT. Perché l’IA sta cambiando il ruolo dell’insegnante (anche se stiamo facendo finta di niente)

L’era dell’Intelligenza Artificiale è appena cominciata, ma sembra già piuttosto evidente che il nostro mondo sia destinato ad una rapida quanto significativa trasformazione. Le cose cambieranno, e cambieranno in fretta: chiunque abbia osservato, anche solo distrattamente, i più recenti sviluppi della tecnologia di settore non può nutrire troppi dubbi al riguardo. La certezza di essere nel bel mezzo di una metamorfosi epocale che impatterà, in modo più o meno violento, su ogni professione, su ogni prassi e su ogni struttura esistente, rende quasi paradossale la sensazione che in pochi se ne stiano davvero preoccupando. Magari, per l’appunto, si tratta solo di una sensazione; ma sarebbe bene comprendere per tempo e collettivamente che qui non stiamo parlando di un nuovo videogame o di un nuovo motore di ricerca. Qui stiamo parlando di una rivoluzione sostanziale e potenzialmente drammatica, pronta a travolgere anche il mondo della scuola, con tutte le sue consuetudini.

ChatGPT è forse il più noto prototipo di chatterbot. Il chatterbot è un software che simula il ragionamento umano e che dunque, di fatto, non solo è in grado di dialogare con noi, ma può anche affrontare e risolvere alcuni nostri problemi. Ed è proprio questo l’aspetto più critico e senz’altro più pericoloso: che può davvero risolvere problemi. Ci si chiederà perché mai uno strumento problem solving dovrebbe rappresentare una minaccia. Banalmente perché può già eseguire molti dei compiti che, allo stato attuale, realizziamo noi, attraverso il nostro lavoro. La conseguenza possibile è che, in tempi brevissimi, il nostro lavoro possa non essere più necessario. La versione pubblica e gratuita di ChatGPT è stata rilasciata soltanto il 30 novembre scorso. Eppure da allora, la sua Intelligenza Artificiale ha scritto migliaia di articoli, di racconti, di relazioni e di tesi; non solo: all’inizio di gennaio, il collettivo artistico Roy Ming ha pubblicato un libro per ragazzi scritto completamente da ChatGPT e illustrato da Midjourney, un altro software capace di creare immagini sulla base di una descrizione testuale 1 .

Ma c’è molto altro: ChatGPT può scrivere codici informatici, può creare itinerari di viaggio, può dare consigli personali, può fornire programmi di allenamento e di alimentazione; può argomentare, filosofeggiare, scherzare; e può anche risolvere problemi matematici; benché, come segnala Diego Barbera, in questo specifico campo, il sistema palesi ancora qualche difficoltà 2 .

Di fronte a questo miracolo/oracolo digitale, possiamo senz’altro assumere varie posizioni. Ma quelle più estreme – luddismo da una parte, indifferenza dall’altra – per motivi differenti sembrano essere le più sbagliate. Mentre l’atteggiamento tecnofobico ci porterebbe ad un disperato quanto velleitario tentativo di tutela dello status quo (un po’ come quello di Ned Ludd, appunto, che in piena Rivoluzione Industriale, spaventato dall’ipotesi di perdere il lavoro, non trovò meglio da fare se non sabotare i telai meccanici), d’altro canto, la sottovalutazione della questione darebbe tutti noi in pasto agli eventi.

Eventi di cui proprio nessuno, è il caso di affermarlo con forza, sarà in grado di invertire la tendenza. Il mondo della scuola e dell’istruzione, volendo entrare nel nostro specifico, verrà probabilmente stravolto nel giro di qualche anno. Di fronte a quella che sembra essere più un’evidenza che un’impressione, sorprende che docenti, dirigenti e burocrati stiano per lo più ignorando la questione. Lasciando da parte le modalità per cui, prima o poi, si potrà giungere alla dispensabilità del ruolo del docente, vorremmo qui analizzare perché una prassi caratteristica della scuola tradizionale italiana abbia di fatto già perso gran parte del proprio significato. Ci riferiamo ai cosiddetti “compiti a casa”, ovvero a tutte quelle attività didattiche assegnate agli studenti e il cui svolgimento si richiede sia effettuato al di fuori dell’orario curricolare.

Consideriamo un insegnante di Lingua e Letteratura Italiana, che presti servizio in un liceo artistico e che decida di chiedere agli alunni di una classe seconda di scrivere una relazione sul mito di Orfeo. L’insegnante in questione ormai sa bene che i ragazzi, una volta a casa, senza quasi eccezione, reperiranno in rete le informazioni utili allo svolgimento del compito. Alcuni di loro studieranno e confronteranno più articoli e più siti web e, attraverso azioni di sintesi, di rielaborazione e di riscrittura, ne ricaveranno un testo corretto e completo. Altri utilizzeranno uno dei primi siti indicizzati da Google, tentando comunque di modificare un poco il testo originario. Un terzo gruppo si limiterà a copiare ciò che trova su Wikipedia o su siti per studenti. Questo è quello che potevamo aspettarci fino a un paio di mesi fa. Quando, comunque, il nostro docente disponeva di strumenti utili a smascherare, per così dire, gli studenti del terzo gruppo. Bastava inserire una o più frasi del compito sospetto, per verificarne l’eventuale originalità.

Ora però anche gli studenti adolescenti hanno imparato a utilizzare strumenti come ChatGPT, ciascuno di loro può chiedere all’Intelligenza Artificiale di elaborare una relazione sul mito di Orfeo, ricevendo, nel giro di qualche secondo, testi originali di cui sarà pressoché impossibile riconoscere la provenienza. Poniamo ora che, a fronte di quanto detto finora, il nostro insegnante voglia trovare un modo per obbligare i suoi studenti a svolgere il lavoro assegnato in completa autonomia, rendendo l’utilizzo dei testi presenti in rete non funzionale al risultato. La consegna potrebbe essere questa: Scrivi una breve relazione sul mito di Orfeo, che sia composta da 350 parole e che contenga i seguenti termini: salute, rumore e paura.

È chiaro che un compito così articolato può sfruttare solo in minima parte i testi reperiti sul web; non solo a causa del limite di parole imposto, ma soprattutto per via del vincolo d’uso di tre termini specifici. Ma, reagendo nel giro di due o tre secondi alla medesima consegna, ChatGPT è capace di elaborare un testo al quale molti docenti – me compreso – attribuirebbero un voto alto; e, assai probabilmente, più alto della media di classe. Ecco, dunque, la risposta di ChatGPT:

Il mito di Orfeo, una delle storie più affascinanti della mitologia greca, racconta la storia di un musicista straordinario che cerca di salvare la sua amata Euridice dall’Ade, il regno dei morti. Durante la sua impresa, Orfeo si serve della sua abilità musicale per superare gli ostacoli che incontra lungo il suo cammino. La sua musica è così potente che riesce a incantare gli animali selvatici e a piegare la volontà degli dei. La sua melodia è talmente incantevole che perfino gli Inferi si aprono per lasciarlo passare. Tuttavia, Orfeo deve anche affrontare la paura e il dubbio durante la sua impresa. Nonostante la sua abilità musicale, il suo cuore è colmo di preoccupazioni per il destino della sua amata. La paura e il dubbio minacciano di farlo vacillare nella sua impresa, ma Orfeo continua a combattere con tutte le sue forze. Purtroppo, alla fine, Orfeo commette un errore fatale. Mentre risale dal regno dei morti con Euridice, si volta per guardarla, convinto che sia ormai salva. Ma questo atto interrompe il silenzio dell’Oltretomba, attirando l’attenzione degli dei e causando la perdita definitiva di Euridice. Il rumore dei suoi passi rappresenta la distrazione e la confusione che possono interrompere il percorso verso la salvezza e la felicità. Questo ci insegna che, anche quando siamo vicini alla meta, dobbiamo rimanere concentrati e guardare avanti, evitando distrazioni che potrebbero compromettere il nostro successo. In conclusione, il mito di Orfeo è un’importante lezione sulla forza dell’amore e della musica nel superare le difficoltà della vita. Ci insegna che, anche quando ci troviamo di fronte a ostacoli insormontabili, dobbiamo perseverare e non arrenderci mai. Tuttavia, dobbiamo anche stare attenti alle distrazioni e alla paura che possono mettere a repentaglio i nostri sforzi e le nostre conquiste, come ha dimostrato la tragica vicenda di Orfeo ed Euridice. Infine, il mito ci ricorda che la salute del nostro spirito è tanto importante quanto quella del nostro corpo, e che la musica e l’arte possono avere un ruolo fondamentale nella nostra guarigione e nel nostro benessere emotivo.

Per motivi di spazio, evitiamo di riportare gli elaborati creati da ChatGPT nel caso di limiti di spazio maggiori (800, 1000, 2000 parole). Ma notiamo comunque che più aumenta l’ingombro disponibile, più il testo ottenuto risulta essere articolato e arioso; oltre che più profondo e più coraggioso dal punto di vista interpretativo. Come quando tratta il tema della “salute” (un tema, lo si ricorderà, preventivamente imposto):

La parola “salute” ha un significato particolare in questo mito, poiché rappresenta la salvezza, la guarigione e il ritorno alla vita. Orfeo cerca disperatamente di salvare la sua amata e di riportarla in vita, dimostrando il potere della speranza e della perseveranza. La sua musica ha il potere di guarire le ferite dell’anima e di riconnettere le persone con la vita.

ChatGPT se la cava bene anche con la scrittura creativa. L’abbiamo verificato a più riprese. Ad esempio con questo prompt (comando), pensato per una classe prima di scuola media superiore: Scrivi un racconto d’avventura brevissimo (non più di 150 parole) in cui il protagonista, ad un certo punto, finisce sulla luna. Anche in questo caso si tratta di costruire un testo vincolato da due regole, una relativa al numero di parole utilizzabili, l’altra riguardante l’obbligo di inserire nel testo una scena specifica: quella del protagonista sulla luna. Appare chiaro che, a differenza del compito precedente, in questo caso ChatGPT non può contare sul reperimento di un riferimento oggettivo – quale il mito di Orfeo, per l’appunto – ma viene spinto a comporre (per non usare il verbo creare), una storia originale, un racconto di fantasia. Ecco il risultato:

Jack era un audace avventuriero che amava esplorare il mondo e oltre. Una notte, mentre camminava nella foresta, vide un raggio di luce proveniente dal cielo. La luce era così intensa che non riusciva a distinguerne la provenienza, ma era sicuro che fosse qualcosa di straordinario. Decise di seguirlo, nonostante la foresta fosse fitta e il terreno scivoloso. Dopo un po’, il raggio di luce si fece sempre più intenso e improvvisamente Jack si ritrovò in un ambiente completamente diverso: era sulla Luna. Stupefatto, osservò intorno a sé e vide un paesaggio surreale fatto di crateri e polvere. Non appena si riprese dallo stupore, decise di esplorare il luogo e cominciò a camminare, attratto dalla bellezza del paesaggio lunare. Mentre si incamminava, vide una figura che sembrava fluttuare nel vuoto: era un astronauta! L’uomo si avvicinò a Jack e gli spiegò che si trovava in una base spaziale segreta sulla Luna, utilizzata per esperimenti scientifici. L’astronauta invitò Jack a visitare la base, e l’avventuriero accettò. Jack rimase sulla Luna per diversi giorni, esplorando la base e imparando molte cose nuove. Quando fu il momento di tornare sulla Terra, salutò i nuovi amici e salì a bordo di un razzo che lo riportò a casa. Da quel giorno, non smise mai di raccontare la sua incredibile avventura sulla Luna.

Non si tratta di un racconto avvolgente, d’accordo. E di certo la struttura narrativa non è impeccabile. Tuttavia il testo non contiene alcun errore grammaticale e la struttura sintattica appare piuttosto solida. Ma al di là di questo, chiediamoci di nuovo: quale valutazione attribuiremmo a un alunno di seconda classe che restituisca un lavoro del genere? Senza contare – come senz’altro dovremmo – che ChatGPT migliora le proprie prestazioni giorno dopo giorno, visto che la sua Intelligenza Artificiale raccoglie ed elabora nuovi dati ogni qualvolta interagisce con gli utenti. Il che in altri termini significa: più lo usiamo e più migliora; potenzialmente senza alcun limite.

Abbiamo provato ancora una volta a mettere in difficoltà ChatGPT, stavolta con una richiesta assurda e strampalata. Il prompt, immaginato per l’insegnamento di filosofia in una classe quarta di liceo classico, è il seguente: Cosa penserebbe il filosofo Kierkegaard di un programma televisivo come X Factor? Questa è la risposta fornita dopo una “riflessione” di circa tre secondi:

È difficile dire con certezza cosa penserebbe il filosofo danese Søren Kierkegaard di un programma televisivo come X Factor, poiché la sua filosofia si concentrava principalmente sulla sfera dell’individuo e della fede cristiana. Tuttavia, basandoci sulle sue idee generali, possiamo fare alcune ipotesi. Kierkegaard ha sostenuto che la cultura di massa e la pubblica opinione possono essere un ostacolo per l’individuo che cerca di perseguire la verità e la propria unicità. In particolare, ha criticato l’atteggiamento del “gregge” e ha sottolineato l’importanza della responsabilità individuale e dell’autenticità. In questo contesto, X Factor potrebbe essere visto come un esempio di cultura di massa e come un’occasione in cui la pressione del pubblico può portare alla conformità anziché alla scoperta dell’identità individuale. D’altra parte, Kierkegaard ha anche sostenuto l’importanza dell’arte come mezzo per esplorare il significato della vita e della fede, quindi potrebbe anche apprezzare l’opportunità offerta da un programma televisivo di mostrare le capacità artistiche dei partecipanti. In generale, Kierkegaard avrebbe probabilmente espresso preoccupazione per la possibilità che un programma come X Factor potrebbe enfatizzare l’importanza della fama e della popolarità a scapito della vera arte e della creatività autentica. Allo stesso tempo, avrebbe anche riconosciuto il potenziale per l’arte e la musica di influenzare positivamente l’esperienza umana e avrebbe incoraggiato gli individui a perseguire la propria verità interiore attraverso la musica e l’arte.

Si vede bene come quest’ultimo testo sia frutto di un ragionamento (o di uno pseudo-ragionamento) decisamente articolato e complesso. In ogni caso, gli esempi fin qui riportati ci pare dimostrino come l’Intelligenza Artificiale sia perfettamente in grado di sostituirsi ai nostri alunni nello svolgimento di molti dei compiti loro assegnati; quanto meno di quelli assegnati da parte degli insegnanti di discipline umanistiche. Tuttavia, se chi sta leggendo queste righe volesse testare ulteriormente le capacità di ChatGPT, può farlo qui: https://chat.openai.com.

Comunque la si pensi, credo che noi docenti non possiamo permetterci di ignorare tutto questo né, di conseguenza, di continuare a svolgere il nostro mestiere come facevamo soltanto un anno fa. Siamo su una faglia instabile: possiamo ancora scegliere su quale versante posizionarci. Ma la terra, proprio ora, è sul punto di spaccarsi. E il tempo è ormai agli sgoccioli. Abbiamo posto un’ultima domanda a ChatGPT, usando una struttura sintattica volutamente complessa e anche un po’ farraginosa, ancora nella speranza di metterlo in difficoltà. Eccola: Gli studenti italiani possono utilizzare ChatGPT per svolgere i compiti a casa che i loro insegnanti continuano ad assegnare. Questo rappresenta un problema grave per la scuola di impostazione tradizionale. Come possiamo affrontarlo? Quella che segue è la risposta di ChatGPT. una risposta che, mentre chiude questa nostra riflessione, ne apre necessariamente molte altre:

L’uso di ChatGPT da parte degli studenti italiani per svolgere i propri compiti a casa può rappresentare una sfida per la scuola di impostazione tradizionale, ma ci sono alcune strategie che possono essere adottate per affrontare questo problema. In primo luogo, gli insegnanti possono istruire gli studenti sull’importanza di utilizzare ChatGPT in modo responsabile e di integrare le informazioni ottenute dal modello di linguaggio artificiale con le fonti tradizionali di informazione. Gli studenti possono anche essere incoraggiati a sviluppare le proprie capacità di analisi critica e di sintesi delle informazioni, piuttosto che limitarsi a copiare e incollare le risposte fornite da ChatGPT. In secondo luogo, gli insegnanti possono considerare l’opzione di modificare i compiti assegnati in modo che richiedano un maggior coinvolgimento e partecipazione degli studenti, ad esempio attraverso l’utilizzo di attività collaborative o di problem solving che richiedono l’interazione diretta tra gli studenti. Inoltre, gli insegnanti possono utilizzare strumenti tecnologici, come i software di controllo della proprietà intellettuale, per verificare la proprietà intellettuale dei lavori degli studenti e prevenire il plagio. Infine, la scuola può anche investire nella formazione degli insegnanti e nella loro capacità di utilizzare le tecnologie digitali in modo efficace per la didattica, in modo da incoraggiare l’adozione di approcci innovativi e sostenere una didattica più efficace e inclusiva.

*PhD, Docente a contratto in Scritture per lo Spettacolo dal Vivo
Sapienza Università di Roma / Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo
Sapienza. University of Rome / Department of History Anthropology Religions Art Entertainment

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2 Barbera D., Perché ChatGPT non è un genio in matematica, 28.12.2022, wired.it. https://www.wired.it/article/chatgpt-matematica 1 cfr. https://www.royming.it