Chiamami adulto. L’appello di Matteo Lancini

Con questo volume (Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti, Raffaello Cortina editore, 2025) lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, l’autore di testi dedicati all’adolescenza forse di maggior successo e visibilità di questi anni Venti, conclude, come egli stesso scrive nella quarta di copertina del libro, una “trilogia” iniziata nel 2021 con L’età tradita, e poi proseguita nel 2023 con Sii te stesso a modo mio (qui la nostra recensione).

Si completa così la graduale transizione di Lancini dalla sua iniziale, prevalente attività professionale di psicoterapeuta, svolta anche nella veste di presidente della Fondazione Minotauro di Milano – ne è testimonianza il volume L’adolescente. Psicopatologia e psicoterapia evolutiva del 2020, pubblicato sempre da Cortina Editore – a quella di consulente degli adulti, in primo luogo i genitori ma anche gli insegnanti, nel loro rapporto con gli adolescenti.

In questo testo, che è anche un vibrante appello, quasi da ultima spiaggia, alla responsabilità degli adulti (ma anche a quella dei decisori politici) la parola chiave che domina le oltre 200 pagine del volume, scritte con uno stile espositivo fluido e poco specialistico, è “relazione”. La tesi dell’autore è che se vogliono avvicinarsi davvero ai giovani e aiutarli a gestire al meglio le loro molteplici crisi (affettiva, identitaria, esistenziale, ma anche di modo di apprendere) i genitori e gli insegnanti non devono “fare” (imporre e vietare, a casa e a scuola) ma “stare” nella relazione con loro, ascoltarli, mostrarsi empatici, comprendere i loro problemi e i loro bisogni.

Nei tre capitoli in cui si articola il libro (Sentirsi soli in mezzo agli altri, Vivere la relazione, Costruire la relazione) e nelle conclusioni (Dall’adulto del fare all’adulto dello stare) Lancini approfondisce diversi temi prendendo posizioni spesso non in linea con alcune tendenze emerse negli ultimi anni dal punto di vista scientifico e anche politico. Per esempio critica a fondo le argomentazioni portate dallo psicologo americano Haidt (soprattutto nel volume La generazione ansiosa, del 2024), e condivise dai decisori politici di molti Paesi, contro l’accesso precoce ai social e in generale a internet da parte dei giovani (anche fino a 18 anni) sia a scuola che a casa. Argomentazioni a suo giudizio totalmente sbagliate e controproducenti, perché quello di oggi, e ancor più domani, è un mondo onlife, e non si deve impedire ai giovani di viverlo, ciascuno a suo modo.

Anche Valditara, secondo Lancini, sbaglia nell’allinearsi a questo fronte del divieto, anche perché si pone in contraddizione con l’obiettivo principale che pure lo stesso ministro dichiara di voler perseguire – e che secondo lo psicologo va invece nella direzione giusta – quello della personalizzazione dei percorsi formativi e della valorizzazione dei talenti individuali.

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