
Il Role Play e l’educazione alla lettura

Il Role Play, o gioco di ruolo, è una metodologia didattica basata sulla simulazione di situazioni reali o immaginarie, in cui gli studenti assumono ruoli specifici e agiscono all’interno di un contesto strutturato, con regole, obiettivi e dinamiche relazionali. Questa pratica consente di apprendere facendo, superando la tradizionale trasmissione frontale del sapere. Gli studenti si calano nei panni di un personaggio o di una funzione, prendono decisioni, affrontano situazioni problematiche, sviluppano strategie e soluzioni. In questo modo si attivano processi cognitivi complessi, si stimola l’empatia, si valorizzano le diverse intelligenze e si lavora sulla consapevolezza di sé e degli altri.
Dal punto di vista delle competenze, il Role Play permette di sviluppare competenze fondamentali per la vita scolastica e sociale: comunicazione efficace, ascolto attivo, cooperazione, negoziazione, gestione delle emozioni, risoluzione dei conflitti. Sul piano disciplinare, è particolarmente utile nelle materie umanistiche e linguistiche, dove l’analisi del punto di vista, la costruzione di discorsi articolati e la riflessione critica sono centrali.
In ambito scolastico, il grande merito del Role Play è quello di trasformare l’apprendimento in esperienza viva e significativa. Non si tratta solo di simulare, ma di interiorizzare i contenuti, di attraversarli emotivamente, di sedimentare conoscenze attraverso il corpo e la voce. Gli studenti non si limitano a studiare un personaggio o un autore: lo interpretano, lo fanno proprio, lo mettono in scena. In questo modo, il sapere smette di essere astratto e si radica nel vissuto, nella memoria affettiva, nella narrazione condivisa del gruppo.
Il teatro come strumento di educazione alla lettura
Il teatro a scuola non è soltanto un’attività extracurricolare o un momento di svago. È, invece, un vero e proprio laboratorio di crescita personale, culturale e cognitiva. Quando la drammatizzazione si intreccia con la lettura, il testo narrativo si trasforma in esperienza corporea e relazionale. Il linguaggio scritto si fa gesto, intonazione, espressione: prende vita nel corpo e nella voce degli studenti. In questa trasformazione, ogni parola assume peso e significato nuovi, e lo studente si ritrova immerso in una comprensione che coinvolge non solo la mente, ma anche il cuore e i sensi.
Interpretare un personaggio richiede molto più che memorizzare battute: significa calarsi in una psicologia, interpretare un contesto, leggere tra le righe le emozioni taciute. Gli studenti, nel vestire i panni dei protagonisti di un romanzo, imparano a decifrare le sfumature emotive, a cogliere le tensioni interiori e le dinamiche sociali, a riconoscere i valori e i dilemmi morali nascosti nel testo. Questo tipo di attività permette una lettura stratificata, profonda, che si apre alla riflessione e al confronto.
Ogni scena rappresentata è il frutto di un lavoro collettivo, dove l’analisi letteraria si fonde con l’espressione creativa. Ogni battuta recitata diventa il risultato di un processo complesso: comprensione del testo, discussione interpretativa, scelta espressiva, prova pratica. In questo modo, il teatro permette di passare dalla lettura passiva alla lettura attiva, critica e partecipata. E, soprattutto, restituisce dignità pedagogica al corpo e all’azione, troppo spesso marginalizzati nell’insegnamento tradizionale. Come sosteneva Paulo Freire, l’educazione deve essere atto di libertà e il teatro, con il suo linguaggio autentico e vitale, ne è una delle forme più potenti.
Un progetto innovativo: dal romanzo alla scena
L’Istituto Ettore Majorana di Milazzo, scuola polo regionale del Movimento Avanguardie Educative in Sicilia, ha sperimentato con successo un’attività innovativa di promozione della lettura che unisce promozione della lettura, role play, teatro, video, creatività laboratoriale e incontro con l’autore. Gli studenti, dopo aver acquistato e letto il romanzo “Il Castagno dei Cento Cavalli” di Cristina Cassar Scalia, sono stati coinvolti in un processo creativo complesso ma entusiasmante, che ha richiesto lettura attenta, interpretazione, collaborazione e capacità di espressione.
Dal testo narrativo, ricco di dialoghi, suggestioni e atmosfere fortemente evocative, è stata ricavata una breve sceneggiatura teatrale pensata per una rappresentazione destinata a un pubblico di coetanei. I ragazzi si sono impegnati non solo nella trasposizione del testo, ma anche nella sua reinterpretazione: hanno discusso le battute, attribuito toni ed emozioni, deciso come rendere visivamente alcuni passaggi fondamentali. La sceneggiatura è divenuta così il cuore pulsante di un lavoro corale, nel quale ogni studente ha potuto mettere a frutto le proprie inclinazioni e capacità.
L’allestimento è stato curato in ogni dettaglio: dalla scenografia realizzata con mobili e suppellettili che richiamano alla cultura siciliana e contestualizzano geograficamente e storicamente la scena, ai dettagli pensati per evocare l’atmosfera del romanzo. La recitazione per studenti del primo anno di un istituto tecnico, associata alla lettura di un grande romanza, ha rappresentato momenti di forte coesione nel gruppo classe, ma anche con gli studenti dello stesso istituto di altre classi coinvolte, con una grande condivisione e confronto, in cui si è potuto sperimentare concretamente il senso di appartenenza alla propria terra, alle proprie tradizioni, all’ombra del grande vulcano, l’Etna, che fa da sfondo e testimone, nello sviluppo del racconto romanzato dell’autrice. L’intero percorso ha dimostrato come la lettura possa trasformarsi in una potente leva educativa e relazionale, capace di restituire senso, bellezza e partecipazione all’esperienza scolastica, e come possa arricchire il senso di appartenenza alle proprie origini, per una terra cosi bella e complessa come la Sicilia.
La progettazione della scenografia e l’esperienza laboratoriale
Un elemento fondamentale di questo progetto è stato il coinvolgimento diretto e creativo degli studenti nella progettazione e realizzazione della scenografia. Non si è trattato di una semplice scelta di arredi o suppellettili, ma di un vero e proprio percorso di ricerca e rielaborazione visiva del testo narrativo. Attraverso attività laboratoriali interdisciplinari, che hanno integrato competenze artistiche, tecniche e interpretative, gli studenti hanno ricostruito un contesto storico e culturale coerente con le suggestioni offerte dal romanzo. Ogni dettaglio è stato studiato con cura: i colori, le texture, gli elementi simbolici e l’organizzazione dello spazio hanno preso forma a partire da una riflessione profonda sul significato dei luoghi e delle atmosfere narrate.
La scenografia, anche se semplice, è stata volutamente allestita non sul palco, ma nello spazio antistante la platea, lasciando il palcoscenico all’autrice. Questa scelta ha rappresentato una raffinata forma di omaggio: lo spazio scenico ha parlato silenziosamente, evocando emozioni e suggestioni del romanzo, mentre l’autrice veniva accolta al centro della scena reale. L’effetto ottenuto è stato quello di un dialogo tra parola e immagine, tra rappresentazione e verità autoriale, che ha coinvolto profondamente anche il pubblico.
Tanti spettatori, che avevano già letto il libro, hanno riconosciuto nei dettagli della scenografia i luoghi che avevano immaginato, sentendosi parte attiva della messa in scena. La narrazione è diventata collettiva, condivisa, quasi intima: un atto corale di restituzione, un tributo all’autrice, un riconoscimento tangibile del valore della sua scrittura. In quel momento, letteratura, arte e pedagogia si sono fuse in un’esperienza autentica, generando un senso di appartenenza e gratitudine che resterà vivo nella memoria degli studenti e degli spettatori.
Parallelamente alla preparazione teatrale, un altro gruppo di studenti si è dedicato alla realizzazione di un breve video di presentazione dell’autrice e del romanzo. Questa attività ha rappresentato un’importante occasione per sviluppare competenze digitali, comunicative e creative, integrando la lettura con il linguaggio visivo, audiovisivo e multimediale. Il video, pensato come un prodotto divulgativo ma anche artistico, ha avuto la funzione di introdurre l’autrice al pubblico scolastico e di offrire una cornice interpretativa dell’opera, stimolando l’interesse e la curiosità di chi non la conosceva o ancora non aveva letto il romanzo.
Il giorno dell’incontro: il romanzo prende vita
Il momento culminante del progetto ha coinciso con l’incontro istituzionale con l’autrice Cristina Cassar Scalia, tenutosi alla presenza degli studenti provenienti da differenti classi e indirizzi scolastici, tutti precedentemente coinvolti nella lettura integrale del romanzo oggetto di studio. L’evento si è svolto in un clima fortemente partecipativo, reso vivo da un’emozione collettiva condivisa, espressione tangibile di un percorso didattico esperienziale che aveva coinvolto l’intera comunità scolastica.
L’apertura dell’incontro è stata affidata a una breve rappresentazione teatrale, esito finale di un articolato lavoro laboratoriale svolto in modalità cooperativa. L’adattamento scenico del testo ha permesso agli studenti-attori di tradurre il contenuto letterario in forma performativa, valorizzando il linguaggio del corpo, della voce e dello spazio. La presenza dell’autrice, durante la messa in scena, ha conferito ulteriore significato simbolico all’esperienza, trasformando la rappresentazione in un atto di restituzione condivisa. Ogni spettatore, già lettore attivo del romanzo, ha potuto confrontare la propria interpretazione personale con quella proposta scenicamente, generando un processo di rispecchiamento e riflessione interiore.
Il momento dialogico successivo ha costituito il vero valore aggiunto dell’intervento: un confronto autentico, dialettico e privo di mediazioni formali, durante il quale gli studenti hanno formulato domande, condiviso letture critiche, elaborato ipotesi interpretative, restituendo emozioni e riflessioni maturate lungo il percorso. Alcuni hanno indagato l’origine dei personaggi e le scelte narrative dell’autrice; altri hanno testimoniato l’impatto emotivo che il testo ha esercitato sul vissuto personale.
L’incontro si è configurato come una piattaforma culturale generativa, fondata sulla pluralità di voci e sulla valorizzazione dei punti di vista. Per molti studenti, è stato il primo vero approccio ad un evento letterario partecipato, in cui l’ascolto e il dialogo si sono intrecciati in un’esperienza educativa trasformativa. L’interazione tra lettura, rappresentazione e confronto diretto con l’autrice ha permesso di realizzare una sintesi pedagogica efficace, promuovendo una didattica narrativa orientata alla costruzione di senso e alla formazione integrale della persona.
Apprendere attraverso il fare: una pedagogia esperienziale
Questa attività rappresenta un esempio virtuoso e replicabile di apprendimento esperienziale, capace di rinnovare in profondità l’approccio alla promozione della lettura nelle scuole. Gli studenti non si sono limitati a leggere il romanzo, ma hanno agito sul testo, lo hanno trasformato, ricreato, vissuto in prima persona. Il libro è diventato terreno di esplorazione e creatività, un linguaggio da riscrivere attraverso il corpo, la voce, le immagini e i suoni.
L’interdisciplinarietà è emersa in modo naturale e concreta, intrecciando italiano, arte, educazione civica, tecnologia, educazione alla cittadinanza digitale, musica ed espressione corporea. Ogni fase del progetto ha richiesto abilità diverse e ha stimolato la collaborazione tra studenti con attitudini differenti, valorizzando il contributo di ciascuno. Il Role Play, in questo contesto, ha svolto una funzione catalizzatrice, permettendo di integrare contenuti, competenze e relazioni e di promuovere un apprendimento profondo, autentico e coinvolgente.
Significativo è stato anche l’impiego della metodologia CLIL (Content and Language Integrated Learning) nella variante linguistica del siciliano, in un’ottica di valorizzazione della cultura locale. L’uso della lingua madre affettiva ha consentito agli studenti di riappropriarsi del proprio patrimonio identitario, riscoprendo la dimensione storica e culturale della propria terra. Attraverso il CLIL in siciliano, infatti, non si è semplicemente tradotto un testo, ma si è reso possibile un processo di riconnessione profonda con le radici: ogni parola è divenuta eco di una storia millenaria, segnata da stratificazioni linguistiche e culturali – dai Sicani ai Greci, dai Romani ai Normanni, dagli Arabi agli Spagnoli.
In questo modo, l’attività ha assunto anche una valenza antropologica e civica, favorendo il senso di appartenenza e la consapevolezza della propria identità plurale. Per molti studenti, si è trattato della prima esperienza concreta in cui sentirsi parte attiva di un processo storico di crescita culturale, capaci di dare voce e forma alla propria interpretazione del mondo. Una lezione di vita, oltre che di scuola, in cui il sapere si è fatto emozione, il testo è diventato dialogo, e la lettura si è trasformata in un atto di libertà condivisa e culturalmente radicata.
Una strada da percorrere: il futuro della promozione della lettura
In un’epoca in cui la lettura a scuola è spesso vissuta come un obbligo scolastico e la soglia di attenzione degli studenti è minacciata da stimoli digitali continui, attività originali come questa aprono nuove e concrete possibilità educative. Invece di subire passivamente il testo, gli studenti diventano co-autori dell’opera, protagonisti di un’esperienza estetica ed emotiva che lascia il segno. Rendere la lettura un’esperienza da vivere in prima persona, da condividere con gli altri, da raccontare attraverso molteplici linguaggi – teatrale, visivo, audiovisivo – significa restituire ai libri la loro forza vitale, il loro potenziale trasformativo.
Il teatro e il Role Play, in particolare, possono diventare alleati preziosi della scuola di oggi, strumenti capaci di coinvolgere le nuove generazioni attraverso l’azione, la relazione e l’emozione. Non si tratta solo di incentivare la lettura, ma di rimettere al centro la parola come atto performativo, come esperienza di libertà e conoscenza. In ogni romanzo, infatti, si nasconde un palcoscenico in attesa di essere abitato, attraversato, interrogato. E ogni studente, se posto nelle condizioni giuste, può salire su quel palcoscenico e scoprire, nella voce dell’altro, la propria.
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