
Il ministro mette… in minoranza il Senato
Le elezioni del presidente del Senato hanno messo in evidenza tutta la difficoltà dell’Unione di impiegare la risicata maggioranza di cui dispone.
E c’è già chi, non solo tra i banchi dell’opposizione, prevede ulteriori difficoltà nell’ordinaria attività che il Senato dovrà affrontare durante la legislatura, quando anche un solo voto potrà fare la differenza nell’approvare (o nel respingere) i provvedimenti legislativi all’esame dell’aula o delle commissioni.
Un’altra difficoltà incombe sul Senato e riguarda ministri e sottosegretari del prossimo Governo. Il lodo che prevede l’incompatibilità tra cariche parlamentari e ministeriali non è detto che reggerà, viste le ambizioni governative di molti parlamentari.
E se sarà ministro il senatore Mastella, oppure la senatrice Turco o altro senatore, difficilmente il ministro potrà assicurare in via ordinaria la presenza e il voto in Senato.
Normalmente, escludendo i deputati e gli eventuali ministri e sottosegretari tecnici, circa un terzo dei componenti del Governo proviene da Palazzo Madama.
Se nella compagine del nuovo Governo questo rapporto verrà confermato, vi potrebbero essere 25-30 senatori che, a causa degli incarichi ministeriali e dei connessi impegni istituzionali, si troverebbero impossibilitati a svolgere in via ordinaria l’attività parlamentare, creando pesanti difficoltà per la tenuta della maggioranza al Senato.
Per i sottosegretari il problema non dovrebbe porsi perché secondo gli accordi intercorsi al momento delle candidature gli incarichi dovrebbero essere attribuiti ad ex senatori intenzionalmente non candidati alle ultime elezioni.
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