
Francia. Ma davvero non sanno più niente?
La domanda se l’è posta l’autorevole mensile francese “Le Monde de l’éducation”, che al quesito ha dedicato un ampio dossier nel numero di aprile 2005 (www.lemonde.fr/mde/). L’interrogativo se lo stanno ponendo anche molti studiosi ed esperti di educazione, compresi alcuni di quelli che hanno a suo tempo favorito l’evoluzione del sistema scolastico francese verso l’attuale situazione, giudicata da molti insoddisfacente soprattutto per quanto riguarda la qualità degli apprendimenti in diversi settori, da quello linguistico letterario a quello matematico-scientifico.
La richiesta generalizzata, non nuova, è quella di “tornare all’essenziale”, alle “chiavi” per comprendere e governare le conoscenze, che solo attraverso questo processo di piena e consapevole assimilazione possono diventare “saperi”. Per la verità, appelli di questo tipo (“back to basics”) si sono ascoltati anche in passato, ma si trattava in genere di proteste contro l’appesantimento dei piani di studio, che caricavano sulla scuola una serie di compiti giudicati impropri, dall’educazione stradale a quella sessuale a varie forme di orientamento. Meno avvertite erano le critiche, giudicate tradizionaliste e conservatrici, di coloro che opponevano la priorità dei contenuti disciplinari alla marea montante delle pratiche metodologiche e psicopedagogiche volte a facilitare il processo di apprendimento.
Ora il vento sembra cambiato. La crescita esponenziale delle conoscenze e dei soggetti che le diffondono al di fuori della scuola costringe quest’ultima a circoscrivere e ridefinire la sua missione specifica, riducendo la quantità dei contenuti e concentrando la propria azione sulla costruzione dei presupposti dell’apprendimento ulteriore: la capacità di comprendere e di esprimersi in modo efficace, di effettuare autonome operazioni logico-matematiche, di collocare correttamente gli eventi storici e così via. E quindi: più spazio alla memorizzazione, al calcolo, alla riflessione, alle “regole”, e meno alla personalizzazione, alle pratiche pedagogiche mirate alla “riuscita” (da noi diremmo al “successo”) di tutti gli allievi, a prescindere dal loro impegno.
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