L’autonomia consente di innovare nella primaria senza bisogno del decreto ministeriale

Miur, Cnpi e sindacati stanno giocando a rimpiattino con la questione del progetto di innovazione per la scuola primaria che anticipa a settembre taluni aspetti della riforma Moratti.

Questo gioco delle parti – segno del cattivo stato delle relazioni sindacali – non riguarda l’insegnamento della lingua inglese e dell’informatica per tutte le prime e seconde classi, previsto dall’articolo 2 del decreto ministeriale 62/2003 (su cui sostanzialmente anche Cnpi e sindacati sono d’accordo), bensì la previsione contenuta nell’art. 1 di attuare facoltativamente taluni aspetti delle Indicazioni nazionali.

Assumere liberamente taluni aspetti delle indicazioni nazionali è certamente possibile, e non rappresenta una novità.

Infatti già l’attuale normativa sull’autonomia scolastica consente alle istituzioni scolastiche di adottare liberamente soluzioni didattiche e organizzative ritenute opportune e che non comportino modifiche dell’ordinamento.

Gli articoli 4 e 5 del Regolamento sull’autonomia scolastica (dpr 275/1999) rimettono direttamente alle scuole la facoltà di organizzarsi con flessibilità. Prevedere, quindi, laboratori, portfolio, riorganizzazione delle attività è una facoltà già oggi possibile senza bisogno di scomodare decreti ministeriali. L’articolo 13 dello stesso Regolamento prevede anche che le scuole possono riorganizzare i propri percorsi didattici secondo obiettivi formativi e competenze definite.

Il regolamento sui curricoli dell’autonomia (dpr 234/2000) consente alle istituzioni scolastiche di adottare liberamente fino al 15% di contenuti e obiettivi liberamente scelti (perché non ispirarsi quindi a quelli delle Indicazioni nazionali?).

Evidentemente il Miur ha adottato l’articolo 1 del decreto 61/2003 come memoria e sollecitazione per le scuole, pur sapendo che già avrebbero potuto farlo da sole. Le iniziative giudiziarie avviate da alcuni sindacati contro il decreto relativamente proprio all’articolo 1 sono soprattutto un altolà per il Miur a non tentare forzature e a non anticipare la riforma surrettiziamente con atti amministrativi.