La grammatica della fantasia e l’omaggio a Gianni Rodari

Nel marzo di 40 anni fa Gianni Rodari, in una serie di incontri con gli insegnanti delle scuole dell’infanzia comunali di Reggio E., svolgeva le sue originali intuizioni sulla creatività dei bambini e sulle loro elaborazioni fantastiche di libera interpretazione della realtà quotidiana.

Nasceva da quegli incontri “La grammatica della fantasia” che molte scuole dell’infanzia e molti educatori hanno continuato ad utilizzare negli anni successivi fino ad oggi.

Raccontava Rodari, nel ricordare quegli incontri di formazione: “mi fu data la possibilità di ragionare a lungo e sistematicamente, con il controllo costante della discussione e della sperimentazione, non solo sulla funzione dell’immaginazione e sulle tecniche per stimolarla, ma sul modo di comunicare a tutti quelle tecniche, per esempio di farne uno strumento per l’educazione linguistica dei bambini”.

Il giovane Rodari aveva letto un frammento del poeta tedesco Novalis che diceva “Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare”, rivelandogliene la possibilità di esistenza. Su questa intuizione Rodari aveva pensato anche al progetto di un libro che, se lo scrittore non fosse prematuramente scomparso non ancora sessantenne, avrebbe dovuto proporre una serie di “esercizi di Fantastica” una nuova disciplina che si rivelò strumento straordinariamente fertile per mettere alla prova le capacità immaginative di bambini e adulti.

A Reggio E. in questi giorni e per circa due settimane, oltre al ricordo di quella originale esperienza di incontri e di produzione pedagogica, viene reso omaggio alla figura di Rodari, vincitore nel 1970 del prestigioso “Premio internazionale Hans Christian Andersen”, e uno tra i maggiori interpreti del tema “fantastico” nonché, proprio grazie alla Grammatica della fantasia, uno fra i principali teorici dell’arte di inventare storie.