
Aprea (FI), Renzi alla ricerca del consenso perduto

Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista che ci ha rilasciato Valentina Aprea, assessore all’istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia. La prima parte è stata pubblicata questa mattina ed è visibile al seguente link.
Il rapporto tra il Governo e i sindacati della scuola, prima e dopo lo sciopero del 5 maggio, è stato di forte conflittualità. Ritiene anche lei, come il ministro Boschi, che le riforme scolastiche non debbano necessariamente essere subordinate al consenso dei sindacati?
Il ruolo dei sindacati della scuola dovrebbe uscire dall’ambiguità del voler tutelare i propri iscritti e nel contempo pretendere di rappresentare l’intera scuola. Spesso questi interessi sono divergenti e non si può pensare che la difesa delle prerogative del personale della scuola coincidano con la difesa della scuola della Repubblica.
La politica deve assumersi la responsabilità di innovare la scuola per il bene dei nostri figli e per l’avanzamento culturale del Paese in un mondo che non è più quello del secolo scorso.
Non è cosa da poco: se confrontiamo la nostra situazione scolastica con gli altri paesi avanzati, vediamo che non possiamo permetterci di restare immobili ancora per molto tempo. Ne va dello sviluppo o del declino del nostro Paese.
Il Governo Renzi, forte nelle prime fasi dell’iter legislativo, comincia a cedere non solo per le modifiche conservatrici apportate dalla maggioranza in Commissione Cultura alla Camera, ma anche con un tardivo e ancor più preoccupante dialogo con i sindacati alla ricerca di un consenso perduto…direbbe Proust.
La convince la soluzione adottata per la stabilizzazione del personale precario? E’ stata sufficientemente salvaguardata la posizione dei docenti più qualificati?
E’ bene precisare che si tratta di un piano di assunzioni che pretende di risolvere ope legis un problema che ha interessato tutti i Governi della Seconda Repubblica. Da ultimo, tanto per ricordare qualche dato: dal 2008 al 2012 il governo Berlusconi ha assunto circa 130 mila unità tra personale docente e Ata. Per il solo anno scolastico 2011/2012 sono state immesse in ruolo ben 66.300 persone. Ma è doveroso ricordare anche che nel corso del governo Berlusconi era stato intrapreso un processo di riforma che prevedeva una strategia ben delineata, per eliminare definitivamente il precariato nella scuola e restituire la dignità che si deve a chi svolge un ruolo educativo così importante. Il piano si fondava su due assunti fondamentali: valutazione del fabbisogno di posti vacanti e disponibili e abilitazioni a numero chiuso. Si procedeva alla copertura del turn over annuale della scuola – circa 30 mila docenti – per il 50 per cento attingendo dalle graduatorie ad esaurimento e per l’altra metà attraverso l’assunzione di giovani abilitati con il TFA. Con i successivi Governi si è provveduto con i PAS (percorsi abilitanti speciali) a qualificare altri docenti che continuano ad insegnare nelle nostre scuole garantendo il buon funzionamento delle stesse e che si ritrovano fuori, insieme ai docenti dei TFA dalle assunzioni previste dal Governo Renzi. Nè possiamo considerare sufficiente l’apertura agli idonei del concorso del 2012, peraltro a partire dal 2016, ottenuta da Forza Italia. Un piano che prevede 90mila assunzioni deve essere maggiormente rispettoso dei diritti acquisiti dai docenti (e non possono essere considerati solo patenti!) soprattutto se l’esito positivo dei percorsi ha comportato dure selezioni , frequenze di corsi universitari onerosi e tirocini abilitanti. Cosa hanno fatto di tutto questo i docenti delle GAE? E soprattutto, perché non prevedere una riserva di posti per i docenti dei TFA e dei PAS anche in virtù dell’età anagrafica e non solo di servizio? A quando il ricambio generazionale nella scuola? Evocare la serietà dei concorsi o prevedere che questi docenti già selezionati più volte debbano sottoporsi ad una nuova e ipotetica selezione è ingiusto e immorale se contestualmente si procede, appunto, alle assunzioni in massa di docenti mai valutati, abilitati in un tempo lontano e soprattutto avanti con l’età.
Ci sono margini per migliorare il testo in aula alla Camera e/o al Senato? Quali punti considererebbe prioritari?
Purtroppo temo che in aula alla Camera ed in Senato il testo possa solo peggiorare, con passi indietro sulla modalità di scelta del personale, sull’organizzazione e la governance delle istituzioni scolastiche, sul finanziamento dei privati alle scuole statali e paritarie, sul rapporto tra scuola e lavoro. Mi auguro che almeno sulla questione delle assunzioni per i motivi che ho appena esposto ci possa essere un ripensamento per ricomprendere i docenti oggi esclusi e valutare l’opportunità di un reclutamento che non sia come in passato attraverso concorsoni che rimandino a prove d’esame e non alla costruzione di una professionalità dei docenti.
Solo gli utenti registrati possono commentare!
Effettua il Login o Registrati
oppure accedi via