Valutazione: le prove 2014 sono un test anche per l’Invalsi

In un’intervista pubblicata qualche giorno fa sul sito dell’ANP la presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello ha annunciato il proposito di “rendere  note le considerazioni e le analisi che l’INVALSI conduce sistematicamente sulle prove” e “sugli items che funzionano meglio (perché più informativi) e su quelli che presentano aspetti critici. A suo giudizio “ciò consentirebbe di far capire che in una sperimentazione si è tutti in gioco e che ciascuno deve riflettere sui risultati conseguiti”.

Sembra chiaro che la nuova presidenza Invalsi, a differenza delle due che l’hanno preceduta (Cipollone e Sestito, entrambi economisti di scuola Bankitalia), esprime una linea più cauta e problematica sul carattere oggettivo delle conclusioni che si possono ricavare dall’analisi dei risultati dei test. Ciò dipende, probabilmente, dalla sua formazione scientifica, come psico-pedagogista, aperta all’impiego di tutte le metodologie di ricerca, comprese quelle quantitative, ma incline ad approfondire e verificare i dati quantitativi con l’utilizzo degli strumenti della ricerca qualitativa.

Per questo i test di quest’anno possono essere considerati anche come auto-test per l’Invalsi e la sua presidenza. Per la Ajello “si tratta infine di capire che, per quanto oggettive, le prove hanno  limiti ma che in ogni caso servono a dare informazioni sulla base di uno stesso parametro e questo dovrebbe essere precipuo interesse professionale degli insegnanti”.

L’Invalsi della Ajello, insomma, sembra interessato a dare informazioni agli insegnanti che siano utili per il miglioramento della loro attività didattica, e non informazioni al potere politico-burocratico sulla qualità degli stessi insegnanti, che possano essere impiegate a fini di differenziazione delle figure e dei compensi su base meritocratica. Che è anche ciò che i sindacati più temono, ma che una buona parte dell’opinione pubblica, per la quale il ministro Giannini mostra attenzione, invece auspica.