
Governo Renzi/1. La rivincita della politica
Con l’avvento del trentanovenne Matteo Renzi alla guida del governo i partiti si sono presi una rivincita uscendo dalla condizione di delegittimazione nella quale si trovavano da quando, alla fine del 2011, il ‘politico’ Berlusconi, costretto a dimettersi, aveva ceduto la presidenza del Consiglio al ‘tecnico’ Monti, sostituito a sua volta dal ‘quasi tecnico’ Enrico Letta, scelto come il suo predecessore dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Intanto Renzi è il segretario del maggiore partito italiano, eletto con largo consenso nel dicembre 2013 (solo due mesi fa) attraverso un meccanismo a forte partecipazione popolare come le primarie. E la prima operazione politica fatta dal non parlamentare Renzi è stata la ri-legittimazione politica del leader dell’opposizione, Silvio Berlusconi, a sua volta decaduto dal Parlamento per le note vicende ma politicamente forte e rappresentativo, come ha dimostrato l’esito delle elezioni politiche del febbraio 2013.
L’accordo esplicitamente bipartisan (non una bizantina ‘larga intesa’) sul monocameralismo e sulla riforma della legge elettorale in senso bipolare, volto a facilitare la governabilità, tende anch’esso a rimuovere le cause dello stallo che aveva portato alla formazione di governi tecnici o semi-tecnici: una volta introdotte queste riforme le prossime consultazioni politiche (nel 2018 o anche prima, come molti prevedono) porteranno alla formazione di una maggioranza politica che almeno sul versante del centro-sinistra, alla luce della forte leadership di Matteo Renzi, si annuncia ben più omogenea di quanto sia stata in passato (Prodi docet). Più complicata appare la ricomposizione del centro-destra anche per l’assenza, al momento, di una figura simile, per età e carisma, a quella di Renzi.
In tale contesto e prospettiva quale politica scolastica ci possiamo attendere?
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