La partita della valutazione/1. Test standardizzati a rischio?

Il 7 gennaio 2014 scade il termine entro il quale gli aspiranti alla presidenza dell’Invalsi devono formalizzare la loro candidatura inviando il proprio curriculum e una dichiarazione di intenti (di non oltre dodicimila battute) alla apposita commissione nominata dal ministro Carrozza, presieduta dall’ex ministro Tullio De Mauro.

Una commissione nella quale prevalgono esperti e studiosi di area lato sensu ‘umanistica’ (linguisti, pedagogisti, psicologi), oltre al matematico Giorgio Israel. Il fatto che non ne faccia parte alcun economista ha suscitato nelle scorse settimane le riserve preventive di coloro che temono un cambio di rotta rispetto alla linea Cipollone-Sestito, economisti di provenienza Bankitalia con vaste esperienze di studio e collaborazione con l’Ocse e la concezione del ‘capitale umano’ dei suoi principali ispiratori, da Heckman a Hanushek e Woessman. Tutti teorici e paladini dei test standardizzati come indicatori della qualità e delle potenzialità di sviluppo del capitale umano, presupposto del progresso economico e sociale.

Di tale preoccupazione si è fatto portavoce, in particolare, Andrea Ichino, che a proposito della commissione De Mauro ha scritto sul Corriere della Sera: “È lecito immaginare che un comitato con queste posizioni sceglierà un presidente che cambierà radicalmente la faccia dell’Invalsi e porrà fine alle misurazioni standardizzate introdotte negli anni recenti, per passare ad altre forme di valutazione delle scuole sulle quali fino ad ora si sono sentite solo idee molto vaghe e confuse”.