
Power point power, siamo docenti o somministratori di diapositive?
Pubblichiamo la lettera del lettore Paolo Ceridono, che racconta la sua esperienza dell’esame orale del concorso per docenti attualmente in svolgimento.
Invitiamo i lettori a raccontare le loro esperienze sull’argomento, o a proporre nuovi temi di discussione, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.
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POWER POINT POWER
Per vari motivi ho sempre riposto scarsa fiducia in concorsi che prevedono pochi posti disponibili a fronte di un gran numero di partecipanti.
Regione Piemonte, A033 Ed. Tecnica nella Scuola Media: oltre 2000 candidati iniziali per 26 posti.
Andiamo alla prima prova scritta in circa 800; partecipiamo alla seconda, quella tecnico-pratica, in 83; da questa vengono selezionati i 19 candidati che si presenteranno all’orale. Ci sono anch’io!
Raggiunto questo importante traguardo incomincio a credere che, a 40 anni, sia il risultato della mia esperienza personale e professionale: di animatore in colonie e oratorio, di tecnico libero professionista, amministratore di enti, mediatore professionale e, soprattutto, insegnante/educatore per oltre 1000 giorni.
Svolgo il mio orale con determinazione, grinta, soggettività, dimostrando la richiesta progettualità didattica: inquadrando il tema in un’unità di apprendimento, inserendo i prerequisiti in un riassunto iniziale, parlando del tema con competenza, proprietà di linguaggio, interdisciplinarità, proponendo un compito da svolgere a casa. Poi definisco chiaramente e criticamente l’impostazione della mia lezione, proponendone un’alternativa,…
Poco dopo, mentre appendono i risultati alla porta, con una excusatio non petita mi vien spiegato dai “colleghi” che non posso essere promosso perché non ho reso abbastanza “accattivante” la lezione proiettando, come gli altri, qualche slide colorita.
Oltre all’amaro in bocca mi rimangono alcuni interrogativi:
– qual è stata la strategia dell’USR e/o della commissione che hanno ammesso all’orale, con voti di prove scritte minimi, un numero di candidati inferiore a quello previsto per l’immissione in ruolo?;
– a quali criteri di valutazione han fatto riferimento, e se questi siano stati sufficientemente obiettivi;
– per una Scuola che ha parlato sempre più spesso di soggettività, empatia, umanizzazione del sapere, …che tipo di insegnanti si stanno cercando, forse dei robotici somministratori di PowerPoint?
E, in generale: siam sicuri che tutta questa tecnologia favorisca l’attività didattica, contribuisca positivamente allo sviluppo cognitivo ed educativo dei nostri ragazzi? O forse sarebbe più produttivo dirottare risorse in campo umano, per esempio aumentando il numero di insegnanti di sostegno?
Molte altre domande turbano un esercito di persone che, nonostante le mille difficoltà, continuano stoicamente a compiere la loro missione: io ho da poco “licenziato” due classi.
Non hanno ufficializzato il mio “ruolo”, ma gli ex-allievi che incontro per strada continueranno a salutarmi con quel “Buongiorno Prof…!”.
Arch. Paolo Ceridono
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