La relazione al DDL di bilancio: la voce di un dirigente scolastico

Di Paolo Farina*

Il Dirigente Scolastico non riceve un idoneo supporto, sul piano giuridico, da parte dell’apparato amministrativo posto alle sue dipendenze (…), il supporto fornito dal personale di segreteria risulta spesso non adeguato”: queste le parole che si leggono nella relazione illustrativa al disegno di legge di bilancio per l’anno 2022 e che hanno suscitato la più che motivata reazione di quanti, DSGA e personale ATA, nelle Segreterie delle Istituzioni Scolastiche profondono impegno, competenza e passione.

Detto fuori dai denti: la sensazione è che, ancora una volta, a parlare e a scrivere di Scuola sia chi in una scuola non ci ha messo mai piede, se non da studente, diversi decenni fa. Una affermazione che può apparire forte, ma che si fonda su una serie di ragioni che si proverà brevemente a riassumere.

In primo luogo: lo stanziamento – irrisorio – di risorse “aggiuntive” per il FUN dei dirigenti non ha certo bisogno di essere motivato attaccando chi, ogni giorno, è al fianco dei dirigenti medesimi e ben ne conosce mole di lavoro e responsabilità. Lo sanno tutti che nella pubblica amministrazione non ci sono altri dirigenti di pari fascia contrattuale che abbiano una retribuzione così bassa a fronte di una montagna di molestie burocratiche che non ha uguali.

Ma non è del lavoro dei dirigenti che qui si tratta quanto piuttosto del lavoro dell’apparato amministrativo posto alle loro dipendenze.

Bene, la collega ds – assai esperta – che a suo tempo mi fece da tutor nell’anno di prova ebbe a dirmi: «Non può fare questo lavoro chi ha paura…». Oggi posso aggiungere: «E se riesce a dormire la notte, a prescindere dall’avere una coscienza pulita, è solo grazie alla competenza del DSGA che lo supporta e del lavoro di squadra di tutta la segreteria». Quella stessa squadra la cui unità e il cui spirito l’estensore della relazione incriminata ha di fatto ottusamente minato: ottusamente e, si ribadisce, da ignorante della realtà scolastica.

Non è, infatti, con le semplificazioni e le banalizzazioni che si aiuta la Scuola e si riconoscono i meriti dei dirigenti scolastici. La Scuola la si aiuta con investimenti veri, con lo snellimento della burocrazia, con una formazione adeguata e, prima di tutto, mettendo a fuoco il tema del reclutamento: piuttosto che dire che un amministrativo è spesso un ex collaboratore scolastico, ci sarebbe da mettere sub iudice e riformare il sistema che un tale passaggio consente.

E ci sarebbe da riconoscere che il middle management nelle scuole c’è già, ma non viene riconosciuto: penso ai DSGA, che sono oberati da un carico impressionante di mansioni e che guadagnano poco più del già citato collaboratore scolastico; e penso al collaboratore vicario che ci si ostina a mantenere nello status di mero docente.

Non scrivo nulla di nuovo. Cito solo temi spinosi e annosi: di cui tutti sanno e che nessuno seriamente affronta, illudendosi che dare un contentino ai dirigenti, seminando peraltro zizzania, possa essere la soluzione. E invece no: non lo è. Sarebbe ora che qualcuno, lassù in alto, ne assumesse finalmente consapevolezza operando scelte che, prima che coraggiose, definirei giuste, oneste e quanto mai tardive per quanto “tardi non furon mai grazie divine”.

Per il resto, noi umili operai di periferia sappiamo già cosa fare: gettare il cuore oltre l’ostacolo provando ogni giorno a fare il nostro dovere e anche di più.

Ma sempre insieme alle donne e agli uomini delle nostre segreterie.

*Dirigente scolastico del CPIA BAT