Sandro Gigliotti: una vita per la scuola

L’improvvisa scomparsa di Sandro Gigliotti, fondatore nella Gilda degli insegnanti (1987), e poi promotore e presidente dell’APEF (Associazione Professionale Europea Formazione, 2002), è avvenuta a due giorni di distanza dall’approvazione della riforma della scuola: una riforma per la quale egli si era battuto, anche nell’altro suo ruolo di stretto collaboratore dell’on. Ferdinando Adornato, presidente della Commissione Cultura della Camera, con l’obiettivo di stabilire una forte ed esplicita correlazione tra l’innovazione degli ordinamenti e il cambiamento della figura professionale dell’insegnante. Un obiettivo solo in parte conseguito, perché le mediazioni politiche all’interno della stessa maggioranza di governo e l’opposizione frontale dei sindacati avevano impedito di recepire nel testo della legge Moratti quel nuovo stato giuridico del personale docente, sganciato dalla contrattazione, che a suo parere avrebbe dovuto sanzionare finalmente la natura professionale e non impiegatizia del lavoro degli insegnanti, e costruire per loro una vera carriera.
In questa prospettiva l’APEF (www.apefassociazione.it) aveva recentemente sottoscritto un accordo con l’ANP (www.anp.it), che nel suo ultimo congresso si era aperta alle “alte professionalità”, cioè a quelle figure professionali intermedie e ad elevata specializzazione delle quali la scuola italiana, sosteneva Gigliotti, ha assoluta e prioritaria necessità per sostenere un autentico processo di riforma. Un’idea che lo aveva indotto, nel 1987, a fondare la “Gilda” degli insegnanti e a chiedere per essi un contratto specifico, separato da quello del restante personale, salvo poi abbandonare questa organizzazione nel momento in cui, a suo parere, essa si era troppo “sindacalizzata” e burocratizzata.