Key Data on Education in Europe 2012

Da circa 15 anni la rete Eurydice pubblica una serie di rapporti, alcuni a carattere generale, altri tematici, dedicati ai principali aspetti dei sistemi educativi europei.

Nei giorni scorsi è apparsa l’ottava edizione del rapporto generale, realizzato in collaborazione con Eurostat soprattutto per la definizione degli indicatori, che si può consultare (solo in inglese) sul sito di Eurydice.

Il rapporto è suddiviso in sette capitoli: Contesto, Strutture, Partecipazione, Risorse, Personale insegnante e dirigente, Processi educativi e livelli di istruzione (Qualification Levels), Transizione al lavoro.

Nell’edizione 2012 dei Key Data compaiono (non per tutti gli argomenti) serie storiche relative agli ultimi dieci anni, molto utili per conoscere e mettere a confronto l’evoluzione dei sistemi educativi dei Paesi dell’Europa a 27, cui si aggiungono i quattro Paesi dell’area Efta (Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera) e i due candidati ad entrare nella Ue (Croazia e Turchia). In tutto si tratta di 33 Paesi con 37 diversi sistemi educativi (il Belgio ne ha addirittura tre).

Alcune tendenze sono comuni a quasi tutti i sistemi (per esempio la maggiore autonomia delle scuole e università, lo sviluppo di sistemi di valutazione e assicurazione della qualità), e così le difficoltà finanziarie che molti di essi si trovano a fronteggiare, connesse alla crisi economica iniziata nel 2008. Comune è anche la preoccupazione di attrarre verso la scuola giovani preparati e motivati soprattutto per l’insegnamento delle discipline scientifiche.

Emerge anche un certo disallineamento tra output dei sistemi educativi (numero e tipo di titoli di studio e qualifiche) e fabbisogni del mondo del lavoro, che fa sì che molti giovani si inseriscano in posizioni lavorative di livello inferiore a quelle corrispondenti ai titoli posseduti. Il suggerimento che viene dato è quello di regolare meglio i sistemi di orientamento.