
Censis/2. Il sistema formativo è "fuori centro"
Il 45° Rapporto Censis non riserva ai processi formativi lo spazio e soprattutto il ‘peso specifico’ ad essi riservato in altre edizioni salvo che, in parte, per la tematica universitaria.
La ragione sta certamente nel predominio che nell’ultimo anno le problematiche economico-finanziarie hanno avuto su tutte le altre, con l’eccezione di quella legata al destino politico di Berlusconi e del suo governo. Ma forse anche in un affievolito interesse, da parte del Censis, per quei fenomeni, legati allo sviluppo dell’autonomia scolastica, che in passato avevano lasciato sperare in esiti più positivi di quelli registratisi.
Così l’accento cade sulle conseguenze delle insufficienze e dei ritardi che hanno caratterizzato la politica scolastica italiana degli ultimi anni, se non decenni, e che hanno portato l’Italia ad avere un “sistema formativo fuori centro”, come lo definisce la sintesi del Rapporto. Incapace, cioè, di focalizzare gli obiettivi e di definire strategie adeguate per centrarli.
In Italia solo il 75% dei 19enni riesce a raggiungere il diploma. Nel 2010 la quota di giovani 18-24enni in possesso della sola licenza media e non più inseriti in percorsi formativi è scesa dal 19,2% al 18,8%, con varia intensità in tutte le aree del Paese ma con una punta negativa in Sicilia, dove gli ‘early school leavers’ sono più di un quarto dei 18-24enni residenti.
Inoltre, se diminuiscono gli abbandoni scolastici, è ancora lontano l’obiettivo europeo di giungere nel 2020 ad una media del 10% di abbandoni prematuri della scuola. In particolare il fenomeno non è stato fronteggiato dove presenta la maggiore intensità, cioè nel primo (soprattutto) e secondo anno delle superiori. Anzi, come aveva già rilevato il “2° Rapporto sulla qualità nella scuola” di Tuttoscuola, tra il 2006-2007 e il 2009-2010 la quota di abbandoni del percorso scolastico entro il biennio si è ampliata, passando dal 15,6% al 16,7%, con punte assai più elevate negli istituti professionali, senza che i percorsi triennali di IeFp (Istruzione e Formazione professionale) abbiano potuto arginare a sufficienza il fenomeno in termini quantitativi, pur svolgendo un ruolo fondamentale e crescente sulla spinta anche di un poderoso impegno di piena ed effettiva valorizzazione del privato sociale (ad es, Confap, Forma, Cnos,etc). I giovani iscritti a questi percorsi costituiscono infatti solo il 6,7% del totale degli iscritti al secondo ciclo di istruzione. In Germania e in Austria, nota il Censis, il 95% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 35 anni considera i percorsi professionalizzanti come un’opzione interessante, in Italia solo il 50%, il valore più basso in tutta l’Unione Europea.
All’universo dell’IeFp è dedicato un ampio speciale nel numero di novembre del mensile Tuttoscuola.
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