Scuola dell’infanzia: un anticipo che fa discutere

La proposta di anticipare la possibilità di ingresso nella scuola dell’infanzia fa discutere sindacalisti, psicopedagogisti e politici, e impegna il ministero a trovare soluzioni adeguate.
Se i bambini potranno entrare nella scuola dell’infanzia a 2 anni e 4 mesi di età (sono autorizzati i bambini che compiono gli anni entro il 30 aprile), qualche problema in più sul piano psicopedagogico e organizzativo ci sarà senz’altro.
La Cisl-Scuola ( www.cislscuola.it) ha detto no alla proposta, perché non vuole compromissioni degli attuali assetti e delle competenze del personale dell’infanzia ed è contraria a qualsiasi forma di ritorno ad un passato che aveva caratterizzato eccessivamente la scuola dell’infanzia in termini assistenzialistici.
Susanna Mantovani, docente di psicopedagogia all’Università MilanoBicocca e preside della Facoltà di Scienze della Formazione, in un’intervista a “La Repubblica” ha richiamato l’attenzione sull’esigenza che negli interventi formativi e assistenziali per i minori sia salvaguardato il rapporto bambino-adulto, garantendo, come avviene già negli asili nido, un numero basso di bambini per ogni assistente (uno a otto o dieci al massimo), e ha suggerito al ministero di evitare una riforma del settore con presenza di bambini più giovani che non adatti contestualmente gli assetti organizzativi.
Il sottosegretario on. Valentina Aprea, ha assicurato che per sostenere l’anticipato ingresso di bambini più giovani nella scuola dell’infanzia sono previste nuove figure professionali a sostegno degli insegnanti.
La questione potrebbe dunque portare ad una riconversione professionale degli insegnanti o ad una loro formazione più adeguata al nuovo ruolo e, parallelamente, ad una riorganizzazione del servizio, almeno per le sezioni dei bambini di (due) tre anni, con rafforzamento degli organici per adeguare il rapporto bambino/adulto alle nuove esigenze psicopedagogiche. Staremo a vedere.