I valori della famiglia difesi dal premier….

Ancora una volta è benzina sul fuoco quella gettata dal premier sulla scuola pubblica.

Già a febbraio le sue dure parole contro i “cattivi maestri” della scuola pubblica avevano suscitato pesanti reazioni e manifestazioni di piazza, ricompattando l’opposizione e il mondo sindacale in un unico fronte di critica al Presidente del Consiglio in difesa dei docenti “di sinistra accusati di inculcare valori sbagliati”.

Lo stesso mondo cattolico verso il quale il premier, con le critiche alla scuola pubblica, aveva strizzato l’occhio forse per puntare ad accattivarsi facili simpatie, aveva compreso il rischio di un coinvolgimento in nuove polemiche tra scuola pubblica e scuola privata e aveva preso le distanze difendendo la buona scuola da qualsiasi parte venga.

Il nuovo attacco del premier alla scuola dello Stato dove “ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori” non può non creare imbarazzo anche perché i valori che la scuola pubblica metterebbe in discussione per colpa di cattivi maestri della sinistra sono quelli della famiglia.

Alle parole di Berlusconi hanno fatto seguito quelle del ministro Renato Brunetta, secondo il quale nella scuola pubblica “c’e’ una deriva ideologica in atto”. “Non me ne dolgo più di tanto – ha affermato Brunetta – ma che ci sia è indubbio. Sappiamo tutti di una prevalenza ideologica nella scuola pubblica, lo sanno tutti i genitori che è così, dalle elementari all’università. Questo non inficia il valore della scuola pubblica ma richiede molta attenzione”.

Questa volta, la colpa della scuola pubblica si sostanzierebbe nell’attacco ai valori della famiglia. Quali valori? Fedeltà, buoni principi, comportamenti moralmente irreprensibili, buon esempio per le giovani generazioni? Se sono questi i valori da salvare e che i professori di sinistra violerebbero, forse, da parte del premier, sarebbe stata necessaria maggiore prudenza.

Ci auguriamo che il ministro Gelmini, diversamente da quanto fatto in altre circostanze (a volte con buoni motivi), usi un prudente silenzio sulle parole del premier.