Tuttoscuola: Non solo statale

La Fidae contro alcuni luoghi comuni sulla scuola paritaria

Il Presidente Nazionale della Fidae Francesco Macrì interviene su “alcuni giudizi pronunciati recentemente dal Presidente del Consiglio dei Ministri sulla scuola statale”, “che hanno scatenato una serie di manifestazioni” e “non sono condivisibili perché non corrispondono alla realtà dei fatti”. “Affermare che la scuola statale, quindi “tutte” indistintamente le scuole statali, sia diseducativa rispetto ai valori condivisi dalle famiglie è un giudizio infondato che intacca l’onorabilità, la professionalità, la correttezza, la dedizione di centinaia di migliaia di dirigenti e docenti che quotidianamente si spendono nel loro lavoro di educatori, nonostante le grandi difficoltà nelle quali sono costretti ad operare”.

Di fronte a questi giudizi sulla scuola statale – spiega Macrì –, anche la “scuola paritaria” non può che esprimere il suo dissenso: perché, come abbiamo detto, è un giudizio largamente infondato e ingiusto; perché non è con questi metodi che la si possa aiutare a migliorare; ma anche perché più di ogni altro sente l’ingiustizia e l’offesa di questo giudizio in quanto anch’essa con lo stesso rozzo metodo, che non fa alcuna distinzione tra scuola e scuola, viene spesso aggredita da certi rappresentanti della stampa, delle organizzazioni sindacali e politiche, e stigmatizzata come “diplomificio”, come luogo di “indottrinamento””.

Per il presidente della Fidae, “la scuola statale va riformata, certamente, ma non umiliata e affossata. E’ un bene che appartiene a tutti e di cui ognuno dovrebbe sentirsi responsabile. E’ una grande risorsa che nell’interesse di tutti va costantemente capitalizzata affinché il suo lavoro garantisca ai nostri giovani un futuro migliore del presente”.

La Fidae però non accetta, da parte di chi difende la scuola pubblica “alcuni slogan gridati e scritti, in occasione di alcune recenti manifestazioni di piazza a sostegno della scuola statale, “contro” la scuola paritaria, strumentalmente e ingiuriosamente tirata in ballo. Slogan che tradiscono un miope e rancoroso pregiudizio in tutto ciò che non è statale e una arcaica visione totalizzante dello Stato e delle sue funzioni”.

Riassunte per punti, sarebbero cinque le affermazioni destituite di fondamento per Macrì, che riportiamo:

1. “Solo la scuola statale è scuola pubblica”. Questa affermazione ignora che esiste una legge, la legge 62 del 2000, approvata dal Parlamento italiano, che recita espressamente che la scuola paritaria svolge un “servizio pubblico” e che è parte “costitutiva” dell’unico sistema educativo nazionale di istruzione e formazione. Come pure ignora che molte scuole paritarie sono istituite e gestite dalle Province e dai Comuni.

2. “La scuola statale è l’unica scuola legittimata ad istruire ed educare”. Anche questo è un falso che contraddice la Costituzione italiana, ma contraddice l’intero sistema giuridico dei grandi documenti internazionali come la Dichiarazione dei diritti dell’uomo (art. 26), la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (art.9) ecc.. Il diritto all’istruzione e all’educazione è un diritto “soggettivo” fondamentale il cui titolare, primo ed assoluto, è l’alunno e, in quanto minore, la famiglia. Un diritto rispetto al quale la società con le sue articolazioni e lo Stato hanno soltanto il “dovere” di sostenerlo e promuoverlo adeguatamente perché si possa “esprimere” ed “esercitare”. L’azione dello Stato è semplicemente “funzionale” rispetto a questo diritto. Naturalmente questo vale se partiamo al presupposto che si stia parlando e si voglia parlare di uno Stato “democratico” e non tirannico ed autoritario. La democrazia non deve far paura a nessuno; come pure la libertà di autodeterminazione dell’individuo. Il progresso di una nazione si misura principalmente dal grado e dalla qualità della democrazia.

3. La scuola statale è l’unica scuola titolare del diritto al finanziamento pubblico”. Se titolare del diritto di istruzione e formazione è l’alunno e, in quanto minore, la sua famiglia; se le articolazioni della società e lo Stato sono “funzionali” al sostegno e alla promozione di questo diritto dovrebbe essere chiaro che il finanziamento è dovuto all’istituzione scolastica “in quanto erogatrice del servizio” e non alla “natura giuridica” (statale privata) dell’ente proprietario di questa istituzione scolastica. Inoltre, dovrebbe chiaro che tale istituzione scolastica (statale o paritaria) ha diritto al finanziamento pubblico “soltanto” a condizione che eroghi un “servizio di qualità” perché soltanto un servizio di qualità garantisce “effettivamente” l’esercizio del diritto di istruzione ed educazione dell’alunno.

4. “La scuola statale è l’unica scuola garante di democrazia, pluralismo, libertà di coscienza”. E’ uno slogan che fa sorridere per la sua superficialità. Non è la natura giuridica dell’ente gestore della scuola (statale o privato che sia) che garantisce “automaticamente” la democrazia, il pluralismo, la libertà di coscienza. Historia docet. Ma la “bontà” del suo progetto educativo, la “professionalità” dei suoi dirigenti e docenti, il “coinvolgimento e la corresponsabilizzazione” degli alunni, delle loro famiglie, della società civile. Una scuola, se è veramente tale, non può che essere democratica, pluralista, libertaria. Non vi può essere infatti alcuna educazione a prescindere da questi presupposti. La cultura vera è per sua natura “eretica” rispetto a qualsiasi potere.

5. “La scuola paritaria è la scuola dei diplomifici. Anche questo slogan, che ha certamente qualche riscontro in qualche scandalo riportato dai giornali, diventa rozzo ed offensivo se ha la pretesa di coinvolgere in questo giudizio “tutte” indiscriminatamente le scuole paritarie. La gran parte di queste scuole paritarie, in particolarissimo modo quelle cattoliche, sono scuole di grande eccellenza che hanno alle loro spalle una lunghissima tradizione culturale e pedagogica e una vasta esperienza di relazioni internazionali con gli altri sistemi scolastici del mondo avanzato. Molte delle sue esperienze e innovazioni didattiche ed organizzative solo recentemente e con grande difficoltà sono passate negli ordinamenti scolastici nazionali. A mò di esempio ne ricordiamo alcune: la centralità dell’alunno, il progetto educativo, la comunità educante, la qualità, la valutazione, l’orientamento, l’ampliamento dell’offerta formativa, l’organizzazione a rete, le figure di sistema, le vacanze studio all’estero, la scuola dell’infanzia, ecc.

Il presidente della Fidae conclude che “la scuola, tutta la scuola (statale e paritaria) svolge una grande funzione umanizzatrice e civilizzatrice della nostra nazione di cui dovremmo essere orgogliosi. Sarebbe l’ora che una certa opinione pubblica, e in primis i giornali e le televisioni, più che attardarsi sulla vecchia questione di scuola statale e scuola paritaria,cominciasse a parlare e a discutere di “scuola di qualità”. Perché, lo vogliamo ripetere ancora una volta, solo la qualità della scuola, e non la sua natura giuridica, garantisce “effettivamente” il cittadino nei suoi diritti e il futuro del Paese. Continuare a farsi dell’esistenza e del finanziamento della scuola paritaria un incubo corrisponde ad una visione anacronistica della natura e delle funzioni dello Stato e continuare a fare una battaglia da retroguardia rispetto alle grandi esigenze ed aspettative del Paese”.

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