Berlinguer con la Gelmini

Non poteva essere diversamente. L’ex-ministro dell’istruzione, Luigi Berlinguer, ha apprezzato l’iniziativa del ministro Gelmini per premiare il merito degli insegnanti, condividendo anche il metodo scelto della via sperimentale, prima di passare alla generalizzazione della premialità.

Intervistato dal Corriere della sera, l’europarlamentare che dieci anni fa era riuscito a convincere i sindacati a tentare la via meritocratica per premiare i docenti migliori ma che dovette rinunciare al progetto per l’opposizione della categoria e poi degli stessi sindacati, si è detto ottimista sulla possibilità di centrare ora l’obiettivo, pur rammaricandosi del tempo perduto.

Pian piano il concetto di merito è passato. Non è equo considerare chi ce la mette tutta uguale a chi è nato stanco”, ha detto Berlinguer “e mi sembra ottima l’idea di non mettere subito a regime il sistema ma di provare prima come va”.

L’ex-ministro, che anche per colpa di quel concorsone mancato dovette lasciare l’incarico per l’ultimo anno di legislatura a De Mauro, ha ricordato che contro il suo progetto si era schierata l’opposizione di allora (Fini e Aprea in testa), ma anche la stampa amica, tanto che “L’Espresso mise in copertina la mia faccia con le orecchie da asino. Allora valutare gli insegnanti era una bestemmia. Per fortuna ne è passata di acqua sotto i ponti”.

Sul cambio di mentalità dei docenti italiani l’ex-ministro non nasconde il suo ottimismo, ma la freddezza con cui i sindacati hanno salutato il progetto Gelmini, mentre esultavano per il recupero (per ora temporaneo) degli automatismi di carriera, induce maggiore prudenza.

Francesca Puglisi, responsabile scuola del PD, sottolinea il pericolo che le “buone scuole” individuate possano essere sommerse – dove questo è possibile – dalle domande d’iscrizione e che in assenza di un criterio equo e imparziale quelle scuole sarebbero indotte a estrarre a sorte i nomi degli alunni per i quali sarà accolta l’iscrizione. La conseguenza sarebbe per chi non è assistito dalla fortuna di essere condannato a frequentare istituzioni scolastiche di serie B.  “E’ una verità scomoda – ha concluso Puglisi – che non possiamo e dobbiamo ignorare”.