
Gelmini ricuce gli strappi della Lega. A fatica
La Lega Nord si sta sempre più connotando come espressione degli umori e delle angosce del profondo Nord. Qualcosa di simile, pur in un contesto così diverso, alla destra fondamentalista americana: tradizionalista, localista, xenofoba.
Lo si vede bene nel campo della politica scolastica, e d’altra parte nella versione leghista doc del federalismo la scuola, insieme alla sanità e alla polizia locale, era una delle tre aree per le quali il partito di Bossi rivendicava la devolution dallo Stato alle Regioni.
Anche per questo il rapporto del ministro Gelmini con Umberto Bossi e il suo partito non è mai stato facile. Al momento della sua nomina a ministro dell’istruzione Bossi non nascose le sue riserve (“non è neanche un’insegnante“, disse…), e su molti temi importanti – dal ‘tetto’ per gli alunni stranieri al reclutamento e alla mobilità dei docenti, per citarne solo alcuni – la Lega ha giocato d’anticipo, costringendo il ministro ad attenuare, mediare, o addirittura smentire le iniziative dei leghisti più radicali, come nel caso dei 700 simboli del ‘Sole delle Alpi’ comparsi nel complesso scolastico statale di Adro, intitolato – peraltro indebitamente, come Tuttoscuola.com ha dimostrato – al protoideologo leghista Gianfranco Miglio.
D’altra parte, come mostra il deterioramento dei rapporti interni alla coalizione di centro-destra, lo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fa sempre più fatica a tenere insieme l’anima regionalista della Lega con quella statalista-nazionalista dell’ex AN, rilanciata ora dal gruppo di ‘Futuro e Libertà’ (Fli) che fa capo al presidente della Camera Fini.
Nelle news successive analizziamo in modo più approfondito alcuni aspetti della ‘diversità’ localistica della Lega Nord nel campo della politica scolastica e la simmetrica e antitetica presa di posizione di Gianfranco Fini in favore della scuola pubblica e nazionale.
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